Prove Invalsi: resta il divario tra Nord e Sud

Coinvolti 920mila allievi della scuola primaria (classe II e classe V), quasi 545mila studenti della terza media e poco più di 953mila di alunni della scuola superiore (classe II e ultimo anno). Questi i dati relati alle prove Invalsi, ovvero i test standardizzati che gli alunni svolgono nelle varie fasi del percorso scolastico per monitorare il livello di competenze in alcune materie su scala nazionale. Secondo il rapporto del 2022, il ritorno in presenza “blocca” gli effetti negativi sulla scuola italiana, stoppando quindi il peggioramento dei risultati. Anche se ancora resta invariato il divario tra Nord e Sud, senza dimenticare la dispersione scolastica e un altro dato non da poco: un maturando su 10 non raggiunge le competenze base.

L’importanza della scuola in presenza

Roberto Ricci, presidente Invalsi, afferma: “Gli esiti di quest’anno confermano l’arresto del calo dovuto alla pandemia e non era scontato: vuol dire che la scuola ha ripreso il cammino nella direzione giusta”. In questo quadro, la scuola elementare è di nuovo ai livelli pre-pandemici, con qualche flessione in alcuni territori e con segnali non ottimali, soprattutto per quanto concerne la matematica: “Emerge l’importanza della scuola in presenza, anche se la Dad è stato un ottimo strumento di contenimento dell’emergenza”.

Le differenze tra i territori

Ci sono alcune zone del Meridione – Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria – dove è registrato il numero maggiore di studenti con livelli bassi. Per avere un quadro, basti pensare che le percentuali di risultati sufficienti raggiungono il 50 per cento della popolazione scolastica in italiano, il 55-60 per cento in matematica, il 35-40 per cento in inglese-reading, il 55-60 per cento in inglese-listening. Secondo lo studio Invalsi, nelle varie materie le maggiori perdite nell’apprendimento si notano tra allievi che giungono da contesti più sfavorevoli. Tra questi, difatti, scende la quota di alunni con risultati più elevati. E non migliorano i divari territoriali alle scuole medie rispetto alle rivelazioni passate.

La dispersione scolastica

Da non sottovalutare, inoltre, il tema della dispersione scolastica. Una problematica, questa, che riguarda sia chi abbandona la scuola ma pure chi termina il ciclo di studi senza avere conseguito le competenze base. Tale forma di dispersione è stata denominata dispersione scolastica implicita: nel 2019 è al 7,5 per cento, nel 2021 al 9,8 per cento con la pandemia. Nel 2022 è al 9,7 per cento.

Le materie

Complessivamente, a livello nazionale, gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati sono il 61 per cento in italiano, il 56 per cento in matematica. Bene i risultati per la lingua straniera: inglese-reading al 78 per cento, inglese-listening 62 per cento.

Le parole del ministro Bianchi

Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, osserva: “I dati dimostrano che abbiamo tenuto durante la pandemia e quest’anno siamo addirittura in fase di ripresa. Questo conforta sulla scelta di tornare in presenza. Abbiamo cicatrici addosso, è vero, e la pandemia ha aumentato le differenze, ma in alcune regioni del Sud c’è stata una capacità di reazione. Ci vuole tempo: una pandemia così totale – e così permeante – ha lasciato tracce ma il sistema esprime una volontà di ripartenza”.

La posizione di Fratelli d’Italia

“È un alibi attribuire alla pandemia la scarsa preparazione che deriva da un sistema scolastico assolutamente inadeguato al bisogno della Nazione. E le prove Invalsi non fanno altro che certificare un danno che ha radici antiche, non imputabile all’emergenza sanitaria”: così Ella Bucalo e Paola Frassinetti, deputati di Fratelli d’Italia, rispettivamente responsabile Scuola e del dipartimento Istruzione.

“Test inutili e costosissimi per continuare a sentire che nulla è cambiato – hanno proseguito – il ministro poteva risparmiare tantissimi soldi e investirli nelle vere problematiche della scuola: mancata assunzione dei precari, classi-pollaio e non a norma, sistema di reclutamento del personale scolastico basato su quiz errati. Ma il Ministero allunga i tempi su questioni essenziali e sperpera denaro. La pandemia ha fatto da scudo all’incapacità di gestire la scuola italiana”.

Aggiornato il 07 luglio 2022 alle ore 15:31