“Nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici si è ridotto del 2,8 per cento (meno 32 miliardi), quasi azzerando la crescita del biennio precedente. Ma gli italiani si sono comportati da formiche: i consumi finali hanno subito una caduta di dimensioni molto più ampie (meno 10,9 per cento) e mai registrate dal Dopoguerra”. Non solo: la propensione al risparmio è salita dall’8,1 al 15,8 per cento. Questo quanto riferito dall’Istat nel rapporto 2021 sulla situazione del Paese.
“A metà del 2021, le conseguenze dell’emergenza sanitaria caratterizzano ancora il quadro economico e sociale – hanno detto dall’Istituto nazionale di statistica – la recessione globale è stata violenta e di breve durata, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie. Il Pil italiano, dopo la caduta dell’anno passato (-8,9 per cento) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7 per cento nel 2021”. Peraltro, nel primo trimestre del 2021 “si registrano forti miglioramenti nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono decisamente positive (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori)”.
L’Istat ha poi notato: “Nonostante un moderato recupero occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza. Sul fronte dei prezzi, la dinamica è stata quasi nulla nel 2020 ma nei primi mesi del 2021 la risalita del prezzo del petrolio e il recupero dell’attività hanno alimentato moderate spinte inflazionistiche. Per rendere possibili le misure di contrasto all’emergenza sono stati sospesi i vincoli del Patto di stabilità e crescita e il deficit pubblico è salito in Italia al 9,5 per cento del Pil”.
Calano le nascite, boom di decessi
Secondo i dati snocciolati dall’Istat nel 2020 si è registrato il “nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia” ma anche il numero massimo “di decessi dal secondo Dopoguerra”. Più precisamente, i nati da popolazione residente sono stati 404.104: una diminuzione del 3,8 per cento rispetto al 2019 e di quasi il 30 per cento sul 2008 (anno più recente con il massimo delle nascite). Da segnalare come a marzo del 2021 ci sia stata “una prima inversione di tendenza” (+3,7 per cento rispetto allo stesso mese del 2020, in particolar modo da genitori non sposati). Sul fronte dei decessi, nel 2020 il totale è stato di 746.146. Rispetto alla media 2015-2019 i decessi in più sono 100.526 (+15,6 per cento).
In crescita la povertà assoluta
Nel 2020 la povertà assoluta è risultata in crescita: riguarda oltre 2 milioni di famiglie, ossia il 7,7 per cento (era al 6,4 per cento nel 2019) e più di 5,6 milioni di individui, il 9,4 per cento (era al 7,7 per cento). Per l’Istat la condizione peggiora di più al Nord, ma nel Mezzogiorno è presente ancora l’incidenza più alta (9,4 per cento quella familiare), mentre al Centro è quella più bassa (5,4 per cento).
Raddoppiato il tasso di risparmio
“I trasferimenti alle famiglie hanno limitato la caduta del reddito disponibile (-2,8 per cento). Il calo dei consumi è stato ben più ampio di quello del reddito, di conseguenza il tasso di risparmio è quasi raddoppiato – hanno spiegato dall’Istat – i consumi sono scesi più nel Nord che nel Centro e nel Mezzogiorno. Nel complesso, la spesa per alimentari e per l’abitazione è rimasta invariata, mentre si sono ridotte molto quelle più colpite dalle misure restrittive sulle attività e dalle limitazioni agli spostamenti e alla socialità. Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno modificato l’organizzazione dei tempi della popolazione – hanno proseguito – ma si osserva un graduale ritorno verso una quotidianità più vicina a quella pre-crisi”.
L’impatto del Pnrr sul Pil nel 2026
L’Istat, nel rapporto annuale, ha precisato che è possibile “misurare”, con una “simulazione”, l’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con un “innalzamento del livello del Pil, rispetto allo scenario base, compreso tra il 2,3 e il 2,8 per cento nel 2026”. Inoltre, è stato rimarcato che questo “impatto” aumenta “al crescere dell’intensità della componente immateriale della spesa”.
Consumi culturali
“Si riducono ulteriormente le già scarse risorse che le famiglie destinano ai consumi culturali, solo il 2,1 per cento della spesa totale nel 2020”. Questo il passaggio dell’Istat, che ha continuato: “Cinema e spettacoli dal vivo hanno avuto 67 giorni di funzionamento ordinario, 134 di riaperture contingentate e 165 di chiusura totale. Per musei e biblioteche ci sono stati 173 giorni di riaperture parziali e 126 giorni di chiusura totale”.
Calo dei matrimoni
Meno di 97mila matrimoni nel 2020, circa la metà rispetto a quelli del 2019 (-47,5 per cento). Lo ha reso noto l’Istat, che ha parlato di “calo eccezionale”. Tra l’altro, la lente di ingrandimento si è rivolta pure verso i “riflessi sui progetti di vita individuali”. I dati, in sostanza, “rafforzano la convinzione che la crisi abbia amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale, che da decenni spinge sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle difficoltà che incontrano nella realizzazione dei loro progetti”. Il segno negativo più marcato è emerso nel Mezzogiorno (-55,1 per cento), mentre nel Nord-Est ha toccato quota -38 per cento.
Il capitolo Dad
“Tra aprile e giugno 2020, l’8 per cento degli iscritti (600mila studenti) delle scuole primarie e secondarie non ha partecipato alle video-lezioni, con un minimo di esclusi al Centro (5 per cento) e un massimo nel Mezzogiorno (9 per cento). Più alta la quota di esclusi nella scuola primaria (12 per cento), più bassa nella secondaria di primo (5 per cento) e secondo grado (6 per cento)”. Così l’Istituto nazionale di statistica, che ha puntualizzato: “Circa 430mila ragazzi, pari al 6 per cento degli studenti, hanno fatto richiesta di dispositivi informatici tra aprile e giugno 2020, con punte in Basilicata e in Calabria (rispettivamente 15 per cento e 11 per cento)”. E poi: “Tra marzo e giugno 2020 solo 1,7 milioni bambini e ragazzi di 6-14 anni (33,7 per cento) hanno fatto lezione tutti i giorni e con tutti gli insegnanti; si arriva a 2 milioni 630mila (circa il 52 per cento) se si includono quelli che hanno dichiarato lezioni con la maggioranza dei docenti”.
C’è di più: “Gli alunni con disabilità che non hanno partecipato alle video-lezioni raggiungono il 23,3 per cento (29 per cento nel Mezzogiorno); la quota di non partecipazione è più elevata nelle scuole primarie (quasi il 26 per cento) e minore per le secondarie di secondo grado”. L’Istat, alla fine, ha detto che nel 2020 è “forte l’aumento dei giovani con meno di 14 anni che hanno utilizzato Internet almeno una volta a settimana”.
Aggiornato il 06 marzo 2023 alle ore 10:46