Gli editori meridionali

L’editoria libraria del Mezzogiorno poggia su quattro grandi famiglie: Laterza, Sellerio, Guida, Rubbettino. Il resto sono piccola imprese che soffrono difficoltà di ottenere credito, di diffusione e della scarsa lettura della popolazione del Sud. Fenomeno che si riscontra anche nel settore della carta stampata. I quotidiani che emergono sono Il Mattino a Napoli, La Gazzetta del Mezzogiorno a Bari, La Sicilia e il Giornale di Sicilia a Catania e Palermo, l’Unione sarda a Cagliari e La Nuova Sardegna a Sassari.

La qualità sostanzialmente è buona. La cultura e la letteratura italiana annoverano grandi scrittori meridionali: da Giovanni Verga a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da Leonardo Sciascia ad Andrea Camilleri, da Matilde Serao a Grazia Deledda, da Vitaliano Brancati a Gesualdo Bufalino. In queste settimane di maggio si celebrano i 120 anni della fondazione della casa editrice Laterza, creata nel 1901 dall’allora ventottenne Giovanni. Un traguardo storico con in catalogo circa 12 mila titoli pubblicati e un fatturato di circa 18 milioni. Con le iniziative legate ai festeggiamenti la casa editrice, si pone l’obiettivo di sviluppare l’antico sogno del fondatore di “rendere la scrittura, i libri, l’editoria luoghi d’incontri tra sensibilità diverse”.

Due i sodalizi che hanno caratterizzato l’evolversi della sua storia: quello tra Giovanni Laterza e il filosofo liberale Benedetto Croce all’alba del secolo breve e quello di Vito Laterza con lo scrittore di Racalmuto, Leonardo Sciascia, a metà degli anni Cinquanta. Romanzi, saggistica, collane scolastiche garantendo uno spazio d’espressione libero, cercando di contribuire alla crescita civile del Paese, dando soprattutto a partire dal Secondo dopoguerra la prevalenza alle tematiche orientate alla cultura riformista e laica di sinistra.

Il secondo filone librario del Sud è quello della famiglia napoletana di Diego Guida il cui nonno aveva una libreria al centro storico di Napoli. Ha avuto il merito di aver pubblicato per prima “Il Manifesto di Ventotene” elaborato dallo studioso marxista al confine, Altiero Spinelli, con la collaborazione di Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. Manifesto che divenne la base per la costruzione dell’integrazione e del federalismo europeo post-bellico. Il suo fiore all’occhiello la Biblioteca di saggistica.

Non solo i romanzi di Andrea Camilleri e del suo Commissario Montalbano hanno imposta all’attenzione generale la casa editrice Sellerio, nata nel 1969 su iniziativa di Elvira Giorgianni (che impegnò per la nascita della casa editrice i suoi 12 milioni di liquidazione da funzionaria della Regione) e di suo marito Enzo Sellerio, un fotografo palermitano. Oggi la Sellerio sforma 50-60 titoli all’anno, ha un fatturato di 18,5 milioni, il cui 30 per cento arrivano dalle opere dell’ex regista Rai, Camilleri.

Quarto pilastro dell’editoria meridionale è diventata la casa editrice Rubbettino, fondata nel 1972 a Soveria Mannelli in provincia di Cosenza su iniziativa di Rosario che aveva un piccolo nucleo tipografico. Oggi ha un fatturato di oltre 7 milioni e 90 dipendenti. La sua produzione editoriale, sempre più intensa e qualificata, è diventata un punto di riferimento con titoli che si occupano di economia, politica e scienze sociali. Tra gli autori anche il nostro ex direttore, Arturo Diaconale, che con il libro “Santità! Possiamo continuare a chiamarci cristiani” suscitò molte riflessioni e discussioni come avvenne anche per gli altri due saggi “Per l’Italia” e “Democrazia e libertà” scritto con Davide Giacalone.

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 11:19