Il carcere ha preso il posto del vecchio manicomio

Fino a pochi anni orsono le persone anche solamente un po’ “strane”, o “strambe”, non parliamo poi se “devianti” o supposte come “pericolose”, o di cui le rispettive famiglie volevano disfarsi, anche per poco nobili motivi ereditari, avevano un posto dove la società li mandava spesso e volentieri – e con molta facilità – ed era il vecchio manicomio. Quello teoricamente abolito dalla legge Basaglia. Adesso quelle stesse persone, insieme a tante altre che appartengono alla fascia sociale dell’emarginazione, hanno da anni una nuova e unica casa a disposizione loro e della società che vuole liberarsene come se si trattasse di spazzatura: il carcere. Anche quello preventivo.

E infatti – siccome è la funzione che determina l’organismo che la svolge – le carceri oggi si trovano in uno stato di fatto, edilizio, di igiene e di abbandono, praticamente identico a quello di quei manicomi, che nei documentari degli anni Sessanta e Settanta indignarono così tanto l’opinione pubblica da rendere possibile l’approvazione della legge “utopica” di Franco Basaglia. Oggi purtroppo i giornalisti non fanno più quel tipo di inchieste e di conseguenza l’opinione pubblica si è formata negli ultimi 30 anni secondo la vulgata di pensiero dei pubblici ministeri. Che sono il nuovo punto di riferimento delle persone che hanno scelto la vendetta sociale contro gli ultimi, come unica espressione del proprio malcontento e come sfogo quasi esorcizzante. Di conseguenza, la gente fa spallucce persino a storie drammatiche come quella narrata in uno degli ultimi “memento” dall’ospite passeggiatore davanti a via Arenula di turno insieme a Rita Bernardini. Un signore che non ha potuto fare nulla contro la morte annunciata del padre nel super-carcere di Voghera per Covid circa un anno orsono. Padre imprigionato, probabilmente innocente e in carcerazione preventiva, in seguito a una delle tante retate anti ‘ndrangheta che sono diventate una consuetudine a volte inquietante – e non sempre performante nei risultati processuali – dalle parti di Catanzaro.

Al Sud anche l’accusa di mafia – ma adesso sta diventando così in mezza Italia – non si nega a nessuno, sia nella forma del concorso esterno sia in quella del concorso interno in qualsiasi inchiesta che coinvolga il mondo imprenditoriale e la Pubblica amministrazione locale. Anche i colletti bianchi o ex tali devono perciò temere di finire nel carcere-manicomio di questo scorcio di millennio. Perché quando si ritiene che la giustizia debba “lottare” e fare “pulizia” dei mali del mondo – invece di applicare la legge severamente e basta – è quasi inevitabile che gli oggetti passivi di questa “ripulitura” finiscano in discarica. Senza neanche una raccolta differenziata.

Il pensiero del quisque de populo, per ora, non nega applausi alle strombazzate mediatiche di queste inchieste nei talk show. Alcuni magistrati della pubblica accusa usano accenti da Savonarola e nessuno nel Consiglio superiore della magistratura o nella politica osa contrastarne il protagonismo, anche quando l’esagerazione è sotto gli occhi di tutti e i risultati pratici non sono all’altezza delle premesse. Si sveglierà qualcuno prima che una buona parte degli italiani sarà finita in questi gulag voluti come tali dai fanatici predicatori della certezza della pena? Qualcuno capirà che questa cosa sarà sempre di più uno strumento di lotta politica senza esclusione di colpi come accade in Turchia, in Brasile, in Iran e in Russia, sempre con il pretesto della lotta a qualsivoglia forma di delinquenza vera o presunta? Anche le parole e gli scritti dell’ex pm Luca Palamara, oggi pentito di avere fatto parte di quel meccanismo infernale, scivoleranno come acqua sulle finestre? Difficile dirlo.

Intanto passa il messaggio che persino “la morte per pena”, versione ipocrita della pena di morte, i carcerati “se la meritano”. Per il solo fatto di essere tali. Se li hanno arrestati “un motivo ci sarà”. È da tempo, questo, il nuovo slogan dei grillini e dei loro profeti in toga, o della carta stampata o delle tv di riferimento. A suo tempo, i loro ideali precursori dissero così anche di Enzo Tortora. Ma allora la gente si sollevò contro questo orrore. E oggi?

Aggiornato il 15 marzo 2021 alle ore 10:44