Le pandemie prima o poi forse passano ma la giustizia all’italiana invece purtroppo resta. Con tutti i suoi errori ed orrori. Soprattutto orrori. Uno dei più brutti è quello che riguarda la figura del regista Ambrogio Crespi che attende dalla Cassazione l’ordalia finale. Lui si aspetta la assoluzione con formula piena – come se la aspettava anche in primo e secondo grado – ma l’arida burocrazia giudiziaria dei collaboratori di giustizia, e di chi crede loro per partito preso e acriticamente, vorrebbe invece inchiodarlo all’immagine di un concorrente esterno nella ‘Ndrangheta, uno che procurava voti in cambio di soldi, secondo le tesi dell’accusa. Tesi che mai poterono essere confermate nei primi due processi – nonostante le condanne subite da Crespi – per il semplice motivo che né dei voti né dei soldi fu mai provata traccia. Ma oggi in Italia si viene condannati solo sulle parole, come in una liturgia da setta satanica, siano esse quelle dei pentiti oppure quelle captate nelle infinite possibilità intercettive che ci sono.

L’odissea di questo regista, che prima di tutto è un uomo e un padre di famiglia, pluripremiato – ironia della sorte – per docufilm impegnati anche e soprattutto nel settore della lotta alla mafia, sembra destinata ad allungarsi per via del Covid che ha ridotto quel che restava della giustizia all’italiana al lumicino. In compenso è uscito un ottimo libro che riassume tutte le incredibili vicissitudini di un’inchiesta che nasce mediatica, con tanto di grancassa da parte di Roberto Saviano in tv nel programma “Vieni via con me”, e che oggi è stata dimenticata da tutti. Al tempo però, dicembre 2012, portava un titolo suggestivo “‘Ndrangheta a Milano”. Il libro in questione si intitola “Il caso Crespi” e l’autore, il giornalista Marco Del Freo ha pensato bene di sentire l’ormai novantenne magistrato in pensione Alfonso Giordano, il presidente del primo maxiprocesso a Cosa Nostra, per farsi fare una sorta di prefazione-recensione. E che dice Giordano in questo suo scritto dopo essersi non solo letto il libro ma anche e due sentenze di condanna per Ambrogio Crespi?

La frase rivelatoria quanto esplicita è la seguente: “Certo anche per chi non abbia una approfondita conoscenza della personalità del Crespi, qualcosa stride nei due documenti giudiziari; e soprattutto poco convincenti appaiono certe credulità che hanno costituito i plinti dell’edificio usato per condannarlo in primo grado a dodici anni di reclusione, ridotti a sei in fase d’appello. In ogni caso, dire che la motivazione dei due atti giudiziari non appare del tutto persuasiva non pare conclusione inadeguata nell’esame della fattispecie. E ciò speriamo sinceramente possa preludere a un successivo giudiziale pronunciamento che consenta di ottenere una chiara visione della realtà dei fatti”.

Ovviamente Alfonso Giordano, che prima di scrivere queste semplici righe si è anche letto le motivazioni della condanna di Ambrogio Crespi in primo e in secondo grado, non ha il dono dell’onnipotenza e dell’onniscienza. Però rimane pur sempre un ex presidente di Corte di Assise che a Palermo ha comminato ergastoli su ergastoli ai padrini della ex Cosa Nostra, condannandoli anche sulle parole dei pentiti che, peraltro, avevano trovato innumerevoli riscontri. E se un magistrato che ben conosce i mafiosi giudica esplicitamente un processo per mafia come costruito su prove non convincenti la cosa deve fare riflettere. Giordano non è infatti l’avvocato di Crespi ma in questo caso sembra un po’ la classica “voce della verità”. Certo non è neppure un pm protagonista di quelli alla moda oggi. Di quelli che per andare in tv non si fanno troppi scrupoli. Ed è invece un magistrato giudicante di merito, che si augura che sia la Cassazione, giudice di legittimità, a riportare la logica in un procedimento che evidentemente ne viene ritenuto assai carente. Il “caso Crespi” – in fondo – è un po’ il caso di tutta la giustizia all’italiana, che oggi come oggi sceglie di apparire invece che di essere. E questo provoca nei singoli e nella società conseguenze devastanti.

Marco Del Freo, “Il caso Crespi. Il caso giudiziario del regista Ambrogio Crespi. L’analisi di tutti i documenti”, Editore Male

Aggiornato il 04 novembre 2020 alle ore 09:42