I sussidi che non arrivano per un refuso sulla Gazzetta Ufficiale

Non esiste più un aggettivo per descrivere gli sherpa legislativi del governo Conte che non sia anche un insulto. Una parolaccia. L’ultima che hanno combinato nel cosiddetto decreto Rilancio – dopo averci fatto attendere per una settimana che si mettessero d’accordo tra grillini di lotta e di governo prima di metterlo in Gazzetta Ufficiale – è un refuso, un numero sbagliato all’interno dell’articolo 78, quello che prevede l’erogazione di un sussidio di 600 euro per mesi di aprile e maggio ai lavoratori autonomi iscritti nelle casse privatizzate, e che da una settimana sta impedendo la liquidazione di questa mancia per oltre 600mila lavoratori. “Roba da menaje”, come avrebbe detto il buon Albertone Sordi. E invece è tutto vero.

Ed è stato scoperto da Pierluigi Franz, decano dei cronisti giudiziari italiani ai tempi in cui la carriera tra i pm e i cronisti di nera era separata e non una vicendevole marchetta. Franz è oggi presidente del Sindacato cronisti romani. “Un banalissimo errore di stampa – si legge nel comunicato di Franz diffuso anche dal sito del sindacato Associazione stampa romana – un semplice numero inserito per sbaglio come un “intruso” in un’altra norma sta bloccando incredibilmente da una settimana le procedure per il pagamento dell’indennità una tantum esentasse di 600 euro prevista dal decreto legge Rilancio n° 34 del 19 maggio 2020 pubblicato sul Supplemento Ordinario n° 21/L alla Gazzetta Ufficiale serie generale n° 128 del 19 maggio 2020, cliccare su  in favore dei lavoratori autonomi in gravi difficoltà economiche per l’emergenza Coronavirus-Covid-19”. Si tratta dell’ennesima gaffe istituzionale del governo Conte.

Roba da non crederci ma intanto le persone aspettano questi soldi, pochi, una miseria, che non arrivano perché i burocrati di Conte evidentemente non sanno neanche leggere e scrivere. Dice Franz che oltretutto “il ritardo nella correzione sta diventando un “giallo”, come se ci si trovasse di fronte ad un problema insormontabile. E sta, purtroppo, causando un grave danno economico a 9mila giornalisti lavoratori autonomi iscritti all’Inpgi 2 e ad oltre mezzo milione di liberi professionisti, come medici, notai, avvocati, dottori commercialisti, ragionieri, geometri, ingegneri, architetti, iscritti alle altre Casse previdenziali privatizzate”. E aggiunge: “Per risolvere questo “problemino” burocratico basterebbero solo pochi secondi e un’errata corrige sulla Gazzetta Ufficiale così come è già avvenuto per altri refusi contenuti nello stesso decreto legge e che sono stati già corretti con 2 distinti avvisi nella Gazzetta Ufficiale del 20 maggio scorso perché “errare humanum est”. Poi Franz inserisce pure i rispettivi link: primo e secondo.

Franz inoltre ricorda che “il Sindacato cronisti romani, che aveva già segnalato lo stesso 20 maggio al Quirinale prima telefonicamente poi con una Pec delle 18.57, 48 secondi” il refuso della data “18 maggio”, anziché “19 maggio”, riportata dopo l’articolo 266 a pagina 252 in corrispondenza della firma del capo dello Stato (refuso che è stato appunto subito corretto), ha sollecitato con una seconda Pec del 22 maggio delle 13.49, 52 secondi” l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché l’incresciosa situazione venga risolta al più presto con saggezza, equità e buon senso”. Già, ma esiste il buon senso oltre al senso pratico, tra quella masnada di “scappati di casa” che costituisce lo staff del presidente del consiglio che ebbe anche l’improntitudine di auto certificarsi come “l’avvocato del popolo italiano”? Altro che accusare genericamente la burocrazia, il pesce “puzza dalla capa”.

 

Aggiornato il 25 maggio 2020 alle ore 14:08