L’errore di Feltri

I meridionali sono inferiori. Spiace dirlo, ma Vittorio Feltri ha commesso una ingenuità vanificando con una frase infelice una battaglia, la sua, che – almeno a parere di chi scrive – è giusta. Ma purtroppo le parole contano e il Sciurdiretur l’ha sparata grossa, forse questa volta troppo grossa.

Crediamo parimenti che le sue parole non sorgano da sentimenti di odio o da ragioni legate in qualche modo al razzismo come afferma qualcuno palesemente in malafede. Crediamo invece che l’esigenza di semplificazione – la quale è sempre stata la sua arma vincente – questa volta gli abbia tirato un brutto scherzo. Bagatelle, nulla di irreparabile a patto che non si voglia ciulare nel manico montando un caso per crocifiggere ad arte Feltri dopo il Governatore lombardo Attilio Fontana.

Accostamento non certo casuale: se lor signori avessero la compiacenza di riavvolgere il nastro , comprenderebbero che la brodaglia da cui origina questo scivolone è proprio il tiro al piccione che esponenti politici nazionali e governatori del sud – avendo schivato miracolosamente il Covid-19 senza grosse perdite ma anche senza grossi meriti – hanno iniziato sbeffeggiando un nord alle prese con una serie inenarrabile di lutti. Ciò anche per mettere in campo un’azione di speculazione meramente politica atta a demolire il fantomatico “Modello Lombardia” ballando allegramente sui morti. E speculando per giunta su errori che – data la bomba atomica che si è abbattuta sotto la Madonnina – si saranno comprensibilmente verificati.

Di qui il brutto fallo di reazione di Vittorio Feltri. Pensandoci bene però, Feltri ci offre uno spunto utile a porci alcune domande. E a queste domande dovremmo dare una risposta soprattutto noi meridionali: se la fase 2 la inaugurasse (a puro titolo di esempio) la bellissima Calabria e non il Veneto, quale sarebbe l’impatto sul Pil nazionale? Quando i figli del sud decidono di studiare non vanno forse a Milano? O emigrano ad istruirsi nel pittoresco Molise? Quando noi meridionali partiamo per cercare lavoro, andiamo forse a cercarlo nella stupenda Basilicata o in Piemonte? Quando prendiamo e partiamo per un consulto medico, andiamo al San Raffaele di Milano oppure nella ridente e suggestiva Grumo Appula?

La risposta a queste domande dovrebbe indurre il Sud a comprendere quanti margini di crescita esistano nel suo lento percorso verso standard accettabili e quanti errori siano stati scientemente accumulati in tutti questi anni di lassismo e menefreghismo stile messicano. Quanto più ci basteranno l’alibi della questione meridionale o il “mal comune mezzo gaudio” applicato alle vicende lombarde, tanto più vorrà dire che Vittorio Feltri avrà ragione. Ciò non toglie nulla al fatto che Feltri, probabilmente non volendo, sia stato offensivo.

 

 

 

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 16:41