I convegni da remoto, effetti collaterali

Se ci salveremo – e sottolineo il “se” dal momento che se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo – in parte dovremo dire un grazie grande come una casa alla famosa, o famigerata, “convegnistica da remoto”. Che è diventata uno strumento indispensabile per sopportare lo stress e la solitudine di queste giornate allucinate per la salute e per la tenuta dello stato di diritto. Nonché dell’equilibrio psichico. Se quando eravamo liberi a queste presentazioni di libri, dibattiti politici ed economici, eventi culturali di qualunque rilievo ci andavamo pigramente – la media un invito su cinque – adesso non ce ne perdiamo uno. Eppure sono altrettanto “pallosi” che prima e sempre tendono più alla promozione di un prodotto e di una persona piuttosto che alla divulgazione della cultura o della consapevolezza.

Le presentazioni dei libri e dei film fino a febbraio erano un prodotto seriale talvolta – o “talvoltissima! – stucchevole quando non noioso. Ora, invece. Accettiamo di collegarci a distanza con una delle tante applicazioni del computer o del cellulare (“zoom” prevalentemente ma anche “GoToWebinar”) e siamo persino puntuali nel collegarci. Non ce ne perdiamo una e non ci facciamo mancare niente. Persino quando gli organizzatori in carne e ossa ci stavamo ampiamente sul cosiddetto e non li stimavamo affatto. Tutto dimenticato. Adesso ogni convegno è un pretesto per avere relazioni sia pure non simpatiche con qualcuno che sia “altro da sé”.

Questa maniera di vivere la cultura – ma anche la giustizia e il lavoro – può però diventare un incubo orwelliano. Sembra il sogno del vecchio Gianroberto Casaleggio inverato da un virus importato dalla Cina. I convegni da remoto, le udienze in tribunale a distanza, il lavoro “smart” adesso ci fanno compagnia. Ma se continueranno per un anno o due diventeranno insopportabili surrogati della vita vera. È come il cybersesso: roba da segaioli. Che poi sia onanismo fisico o di cervello poco conta. La sensazione frustrante del dopo sarà la stessa. Meglio partecipare, nella cultura come nel sesso. E meglio scegliersi il partner così come il convegno cui andare. Riservandosi sempre di “tradire” last minute e restarsene a casa da soli. Ma per propria deliberazione non per obbligo.

Aggiornato il 15 aprile 2020 alle ore 11:59