Questa mattina, dopo soli 10 giorni di lavoro, è stato inaugurato l’ospedale alla Fiera di Milano.

Guido Bertolaso con il suo team è riuscito nell’impresa di costruire una nuova struttura ospedaliera che nei prossimi giorni accoglierà i primi posti letto per la terapia intensiva. Tutto questo contro chi aveva detto che sarebbe stato impossibile, che non c’erano i soldi, che mancavano i mezzi, che la burocrazia non l’avrebbe permesso. E invece, “stranamente”, Bertolaso ce l’ha fatta, beccandosi pure il virus che non lo ha comunque sottratto dal continuare a coordinare i lavori a distanza.

Quando, passato questo periodo di emergenza, torneremo ad uno stato di normalità, chissà se si metterà in moto l’attività di una certa magistratura. Chissà se Bertolaso tra qualche mese riceverà numerosi avvisi di garanzia, se sarà indagato con l’accusa di corruzione o roba simile.

“Impossibile che abbia costruito un’opera del genere in così poco tempo senza aver commesso illeciti”, ragionano alcuni magistrati. Chissà se dovrà affrontare lunghi iter processuali, se sarà sputtanato da Marco Travaglio e compagnucci con il solito fango quotidiano sui giornali, sbeffeggiato con nomignoli in stile “Bertoleso” o “Bertoladro”. Per poi, a distanza di anni, risultare assolto da ogni accusa facendo passare la cosa sotto traccia, nel silenzio più totale.

Forse, e non glielo auguriamo, a Bertolaso succederà tutto questo, di nuovo. È già successo e ne abbiamo, purtroppo, vistosi esempi. È il circolo vizioso di uno Stato che anziché ringraziare un suo umile servitore, cerca di annientarlo per poi pregarlo in ginocchio di tornare in campo alla prossima emergenza.

I controlli, le autocertificazioni e i droni dovrebbero essere per loro... per quei magistrati.

Aggiornato il 31 marzo 2020 alle ore 15:00