Misure di sostegno a giornali e tivù locali

I giornali? Un servizio essenziale. Le edicole sono aperte per non far venire meno il quotidiano appuntamento mattutino con i lettori. Il ruolo della stampa in momenti d’emergenza sanitaria è decisivo. Anche perché con l’esplosione delle tecnologie i pericoli di notizie false (fake news) sono dietro l’angolo. I lettori si fidano del loro giornale, cartaceo oppure online. Il governo e il Parlamento si stanno rendendo conto che l’editoria va sostenuta. E la televisione? Ottima la copertura degli eventi da parte dei telegiornali, alcune perplessità vengono dai programmi d’approfondimento giornalistici e soprattutto dai contenitori ogni comprensivi, spesso con conduttori non giornalisti e provenienti dal mondo dello spettacolo. I cittadini stanno più ore a casa, sono più disponibili a recepire in tivù informazioni che riguardano l’andamento della pandemia e delle varie situazioni territoriali. L’opinione pubblica chiede, però, una buona informazione, di servizio e di ascoltare voci di medici autorevoli e affidabili. Si è innescato anche uno strano meccanismo: tutti telefonano a tutti, tutti mandano messaggi e video tramite Facebook o WhatsApp. C’è il pericolo di una sorta di reality di massa.

Prevale, però, il diritto-dovere d’informare e di essere informati. L’informazione non si deve fermare pur tra difficoltà sempre più consistenti. Occorre allora che le aziende mettano i giornalisti e i tipografi nelle condizioni di lavorare in sicurezza. Devono prevalere il senso del dovere e la professionalità, con grande sforzo anche in situazioni di precarietà come la chiusura di alcune redazioni per il verificarsi di alcuni casi di Coronavirus. Il protocollo per la sicurezza firmato dal governo e dai sindacati riguarda anche tutti i lavoratori dell’informazione e quindi le aziende devono attrezzarsi per tutelare la salute dei dipendenti e dei collaboratori che continuano a seguire l’emergenza sul campo. Il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso è tornato a sollecitare la necessità di mettere in campo misure di tutela, anche reddituale, per i giornalisti autonomi e precari. Un altro aspetto è quello di considerare tra i destinatari delle misure di sostegno anche l’informazione radiotelevisiva locale che svolge un ruolo importante per una corretta informazione alle comunità territoriali di riferimento e dove più delicata è l’emergenza sanitaria in corso. Che tipo di concorrenza c’è tra carta stampata e televisioni? Da sempre il contrasto deriva dall’accaparramento della pubblicità da parte delle tivù a scapito dei giornali.

Le polemiche vanno messe da parte ha sottolineato il presidente degli editori Andrea Riffeser Monti che ha lanciato un appello a nome dell’intera filiera della stampa affinché radio e televisioni informino gli utenti e spettatori dell’importanza di andare in edicola ad acquistare il proprio giornale a sostegno di un’informazione di qualità. La battaglia dell’audience in tivù si è giocata tra l’edizione straordinaria del Tg1 con Francesco Giorgino (10.780.000 ascoltatori, pari al 34,4 per cento), quella del Tg5 di Clemente Mimun (4.382.257, per il 14,01 per cento) ed Enrico Mentana che con il suo Tg7 ha realizzato 2.257.000, con il quasi record del 7,58 per cento). Il bisogno d’informazione c’è. Si sta più a casa per le limitazioni alla mobilità e cresce il bisogno di sapere. Fanno un certo effetto i talk show senza pubblico, le tante repliche e le assenze dal video di Bruno Vespa e il suo Porta a Porta e Paolo Bonolis con il suo Avanti un altro.

 

Aggiornato il 18 marzo 2020 alle ore 13:12