
Che succede a Lilli Gruber? La trasmissione della tigre altoatesina negli ultimi tempi ha subito una mutazione genetica che non è passata inosservata ai telespettatori: da trasmissione di approfondimento e discussione intellettuale si è trasformata in un tiro al piccione.
Nelle ultime puntate, prima con ospite il Senatore Claudio Borghi Aquilini della Lega e poi con ospite Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia , abbiamo assistito al tre contro uno senza esclusioni di colpi bassi e svicolamenti strumentali, ma soprattutto chiaramente ideologici, di fronte alle risposte specifiche degli ospiti. Un pestaggio più che un’intervista. Sullo sfondo, galleggia fantasmatico un terzo ospite in collegamento e quindi monco per definizione che fa da sponda ai picchiatori in studio o serve solo da bella statuita per dare fiato allo studio.
La domanda è: perché?
Perché una trasmissione accreditata, seppure da sempre non imparziale e non super partes si è trasformata in un esercizio quasi arbitrario - in quanto non arbitrato - delle proprie ragioni di una certa parte politica a discapito dell’altra? Che li invitano a fare e che ci vanno a fare gli ospiti per farsi tirare pomodorate in faccia che nemmeno alla Tomatina di Alicante? Abbiamo imparato a conoscere in tanti anni di rispettato successo come conduttrice, una giornalista ficcante, seria, algida, spesso rigida, sempre morbida con gli amici e sempre di legno coi nemici, ma quello che si vede ultimamente è ad un passo dallo sgradevole, dal fastidioso, tra la bullata di periferia e lo sfoggio spocchioso del potere del “ le tolgo l’audio”.
Le tolgo l’audio, l’estrema ratio; le cambio canale l’estremo rimedio. E infatti, stando ai dati di ascolto, gli spettatori in fuga, stanno lentamente migrando verso la competitrice sulla rete Mediaset, dove almeno c’è diritto di replica senza che nessuno diventi blu dalla rabbia dell’impotenza di poter almeno finire un concetto senza esser fatto passare per un cretino da tre contro uno.
Ci mancava davvero la vocina pacatina di Andrea Scanzi, che ormai l’abbiamo capito ha messo le tende a La7 e l’ha anche arredate, a parlarci di caccia alle streghe che, secondo il suo modesto parere verranno tosto impalate sul rogo in quel di Verona al Congresso della Famiglia e che “si sarebbero date fuoco da sole per non sentire le sciocchezze che si diranno” disturbando anche Torquemada.
Lo smilzo toscanaccio borchiato in costante promo del suo “Salvimaio”, giustamente ci dice che non concepisce l’idea che ci siano persone esterne che gli dicano come pensare, ma allo stesso tempo però noi dobbiamo stare lì ad ascoltare lui che ci dice che chi non la pensa come lui dice sciocchezze e ci deve fare paura.
La solita solfa perdente e irrispettosa della gente che ha fatto perdere la sinistra (e presumibilmente continuerà a farla perdere anche in assenza di giaguari e caimani di cui fare borsette e a cui fare cappotto). Dovrebbe invece farci paura la paura di una certa area di pensiero che ultimamente, da quando non è più al governo per intenderci, concepisce i dibattiti politici televisivi come una maieutica del “ti colgo in fallo”, ti sbugiardo e ti ridicolizzo, sui ceci dietro la lavagna e zitto. Siamo al sadomasochismo, mediatico e non. Lilli, la Spagna è un fondatore della Ue, perché hai rimandato il povero Borghi Aquilini a settembre? Lilli, cosa ti è successo?
Aggiornato il 29 marzo 2019 alle ore 13:30