La depressione da social

“No more Fomo: Limiting Social Media Decreases Loneliness and Depression”. È questo il titolo che la psicologa Melissa Hunt ed i suoi colleghi ricercatori hanno volute dare ad una recentissima ricerca condotta in seno all’università della Pennsylvania sull’influenza che l’uso dei Social Media ha sul benessere mentale dei giovani, pubblicata sul Journal of Social and Clinical Psychology e che vanta il primato di aver dimostrato la relazione diretta tra patologie come la depressione e la solitudine con il tempo che si trascorre sui social media.

E l’acronimo Fomo, Fear Of  Missing Out, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”, coniato dallo scienziato sociale Patrick McGinnis in un articolo apparso nel 2004 sulla rivista della Harvard Business School, spiega bene quali siano i meccanismi presi in esame: una preoccupazione compulsiva ad essere esclusi da relazioni e cerchie sociali che si percepiscono come preferibili alle proprie e reali solo attraverso l’uso delle piattaforme così dette “sociali”.

La ricerca ha preso in esame un gruppo di 143 giovani studenti, con un’età compresa tra i 18 e i 22 anni, ai quali è stato sottoposto un questionario che verteva da un lato sulla descrizione delle loro abitudini nell’utilizzo dei social media e dall’altro sulla percezione che ciascuno di loro aveva in merito al proprio benessere psicologico e mentale, soprattutto in relazione ad alcuni stati d’animo quali paura, ansia, solitudine e depressione.

In seguito, i ragazzi sono stati divisi in due distinti gruppi: ad uno è stata lasciata assoluta libertà nell’uso dei social media, quindi la possibilità di accedere senza limitazioni a Facebook, Instagram, Snapchat e Instagram, mentre all’altro gruppo è stata data la possibilità di accedervi solo per dieci minuti al giorno.

 Secondo i risultati, nel gruppo che limitava l’uso dei social media, i ricercatori hanno visto un calo significativo dei sintomi depressivi e ansiosi: “Usare i social media meno del solito ha comportato una significativa diminuzione di depressione, ansia e solitudine” ha spiegato la stessa dottoressa Hunt, “e questi effetti sono particolarmente pronunciati per le persone che erano più depresse quando sono entrate a far parte dello studio. 

Ed è proprio la Fomo, questa nuova forma di ansia sociale, ad essere la responsabile di tali risultati: l’enorme grado di confronto sociale che avviene sui social media e il guardare alla vita “messa in vetrina” degli altri utenti porta facilmente, la maggior parte delle persone, alla conclusione che la vita di chiunque altro sia migliore della propria ed al pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante dalla quale ci si sente esclusi.

Come ha affermato proprio uno degli studenti che hanno preso parte alla ricerca, “Non paragonare la mia vita alla vita degli altri ha avuto un impatto molto più forte di quanto mi aspettassi, e mi sono sentito molto più positivo e soddisfatto di me stesso in quelle settimane”.

 Che la riduzione dell’uso social media, che ci permettono di connetterci con gli altri, in realtà, aiuti le persone a sentirsi meno sole e depresse è decisamente ironico. Ma forse, a ben vedere, nemmeno troppo sorprendente.

Aggiornato il 16 novembre 2018 alle ore 14:08