In memoria di Mireille Knoll

L’indicibile orrore della furia bestiale antisemita, costata la vita di una ottantacinquenne sopravvissuta della Shoah a Parigi dopo una serie di altre violenze simili commesse da islamisti negli ultimi decenni in Francia e altri Paesi europei, ha suscitato sdegno e lacrime fra gli ebrei di tutto il mondo, come anche fra tutti gli altri cittadini che tengono vivi la memoria del passato e continuano a sperare che la storia delle nefandezze commesse possa servire da lezione indelebile per la costruzione di un futuro migliore.

Mentre a Parigi decine di migliaia di francesi di varie provenienze etniche e religiose, ma per la maggior parte ebrei, hanno marciato in silenzio in memoria di questa nonna di tutti, anche altre comunità ebraiche si sono riunite nel mondo, fra cui quella di Roma. A New York, nella sede dell’American Jewish Commitee, ad esprimere il loro profondo cordoglio assieme al loro fermo sostegno agli ideali di civiltà che condividiamo, sono venuti in raduno molti leader del mondo ebraico e delle altre grandi religioni, insieme ai rappresentanti diplomatici del Congresso (parlamento) americano, della Francia, Israele, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Slovacchia, Sud Corea, Spagna e Svizzera. Si può solo sperare che anche tutti gli altri comincino a capire che la battaglia contro la rinascita della bestia antisemita sia un pericolo non solo per gli ebrei, ma per tutto il mondo civile.

(*) Rappresentante in Italia e presso la Santa Sede, dell’American Jewish Committee

(**) Segue un commento a caldo scritto dalla direttrice dell’Ajc europea che vive a Parigi e coordina la comunicazione fra gli uffici di Parigi, Roma, Berlino, Bruxelles e quello nuovo per i Paesi dell’Est europeo a 

 

La Francia: scendere in piazza per Mireille Knoll, la nostra nonna assassinata

 

Mireille Knoll aveva 85 anni. Nacque a Parigi nel 1932 e si salvò per miracolo quando, assieme a sua madre, riuscì a sfuggire ai rastrellamenti del Vel d’Hiv del 1942. Trovò rifugio in Portogallo e fece ritorno a Parigi a guerra finita, e si sposò con un sopravvissuto di Auschwitz. 76 anni più tardi, il Male al quale era sfuggita è ritornato per prendersi la sua vita. Mireille è stata trovata morta nel suo appartamento, bruciata dopo essere stata accoltellata undici volte. Sua nipote, che vive in Israele, ha detto che tutto quello che c’era nell’appartamento è andato perduto nell’incendio, lasciando la famiglia “senza memorie, senza album di fotografie, senza lettere, senza niente. L’unica cosa che ci è rimasta sono le nostre lacrime”, ha scritto su Facebook.

L’omicidio di Mireille Knoll mi tormenta. È un ricordo doloroso (come se ce ne fosse bisogno) del volto dell’antisemitismo nella Francia di oggi, dove una persona di 85 anni, malata e indifesa, scampata all’Olocausto, viene uccisa dentro la sua casa per un solo motivo: perché è ebrea.

L’omicidio di Mireille mi ricorda anche di un altro recente omicidio antisemita. Quasi un anno fa – il 4 aprile 2017 – una maestra elementare in pensione, Sarah Halimi, ebrea, è stata uccisa nel suo appartamento da un vicino di casa radicalizzato. L’ha ridotta in fin di vita a furia di botte prima di gettarla giù dalla finestra. All’epoca, la Francia intera avrebbe dovuto reagire con forza, alzandosi in piedi e chiedendo verità e giustizia. Ma non accadde molto. Eravamo nel bel mezzo di una rischiosa campagna presidenziale nella quale Emmanuel Macron si trovava ad affrontare la candidata di estrema destra, Marine Le Pen. Ci vollero mesi, e la mobilitazione di istituzioni ebraiche assieme a quella di intellettuali coraggiosi e di sani principi, affinché finalmente il presidente Macron si rivolgesse ai media per interessarsi a questo orrendo omicidio antisemita. Malgrado ciò, dovette passare quasi un anno di estenuanti botta e risposta tra la famiglia, le istituzioni ebraiche, l’accusa e i giudici, prima che il tribunale ammettesse l’antisemitismo quale movente dell’omicidio di Sarah.

Nel caso di Mireille Knoll, sembra che parte della lezione si stata imparata: le autorità giudiziarie hanno reagito più rapidamente, anche se dovremo aspettare l’esito del processo. Il pubblico ministero ha annunciato che il movente dell’antisemitismo verrà preso in considerazione e i due indiziati, uno dei quali suo vicino di casa che Mireille conosceva sin da bambino, sono stati accusati dell’omicidio. Anche i media hanno reagito più velocemente.

Ma rimane una questione fondamentale: riuscirà la società civile francese a svegliarsi finalmente? Riuscirà a capire che l’odio che uccide oggi e che ha ucciso 11 cittadini francesi dal 2006 semplicemente perché erano ebrei, non è solo un “problema per la comunità ebraica”, come tendono a dire i media francesi, ma è un problema per la Francia, per la Repubblica, per tutto quello su cui è fondata e in cui si rispecchia questo Paese? Come disse il grande intellettuale francese Jean-Paul Sartre, “non un solo francese sarà al sicuro, in Francia o ovunque al mondo, finché anche un solo ebreo dovrà temere per la propria vita”.

L’ex primo ministro Manuel Valls e altri hanno capito che “la Francia senza gli ebrei non è più la Francia”, ed Emmanuel Macron ha detto poche settimane fa: “Non dobbiamo vacillare e non vacilleremo nel denunciare l’antisemitismo e nella nostra lotta contro questa piaga non ci sono accordi, non ci sono parole proibite, non è possibile chiudere gli occhi; sotto qualunque forma, dall’insulto all’aggressione, dallo stigma all’omicidio, l’antisemitismo è l’opposto della Repubblica. È il disonore della Francia. Tutti i giorni lottiamo per una Repubblica di onore e fratellanza, e dunque tutti i giorni lottiamo contro l’antisemitismo in tutte le sue forme”.

Sono dichiarazioni forti e aiutano gli ebrei francesi a sentirsi meno soli, ma non bastano a non farli sentire in disparte. Molti ebrei francesi pensano che mentre hanno cercato di avvertire i loro concittadini che questo odio si espanderà e colpirà il popolo francese ovunque, solo in pochi li hanno ascoltati. E quindi la questione che tormenta molti tra noi ebrei francesi è – quante persone scesero in piazza dopo l’omicidio di Ilan Halimi nel 2006? Quante ce n’erano dopo che tre studenti e un padre furono uccisi da un terrorista a Tolosa nel 2012? E quanti ce ne sarebbero stati se fosse stato assaltato solo il supermercato kosher e non anche Charlie Hebdo? Quanti ce n’erano l’anno scorso dopo l’omicidio di Sarah Halimi? La risposta è qualche centinaio al massimo, e quasi tutti ebrei.

Le parole del governo sono benvenute, e fondamentali. Servono a costruire la fiducia nella determinazione delle autorità nel combattere questa piaga. Ma fino a quando i cittadini francesi e la società civile non si esprimeranno con forza, da fratelli, in solidarietà con i cittadini francesi di fede ebraica di fronte a fatti così orrendi, gli ebrei si sentiranno soli, separati dalla comunità nazionale.

La lotta contro l’antisemitismo fu dichiarata causa nazionale dall’allora presidente François Hollande. C’è bisogno ora che le persone si sentano preoccupate e commosse, che partecipino attivamente a questa lotta. Non si tratta solo di lottare “in solidarietà” con la comunità ebraica; è una lotta che riguarda tutta la comunità francese. Deve esserlo. Quando cresce la violenza antisemita, la democrazia è in pericolo. Quando gli islamisti – che pongono l’antisemitismo al centro della loro ideologia – attaccano ebrei, prima o poi attaccheranno donne, gay, giornalisti, soldati, poliziotti: attaccheranno la Francia intera. In verità, ogni cittadino francese, ogni europeo, ogni voce democratica, ogni difensore dei diritti umani dovrebbe essere preoccupato per il proprio futuro. Questi attacchi minano in profondità i valori universali fondamentali condivisi dai Paesi occidentali e nei quali credono gli occidentali stessi.

L’odio per gli ebrei che uccide oggi è lo stesso odio che ha ucciso altri dieci ebrei prima di Mireille. L’odio che ha ucciso ebrei nell’ipermercato kosher di Parigi è lo stesso che ha ucciso quattro persone nel supermercato di Trebes, è lo stesso odio, la stessa ideologia che si è presa la vita di Arnaud Beltrame, l’eroe nazionale francese che è stato ucciso da un terrorista dopo aver scelto di prendere il posto di un ostaggio, il cui funerale di Stato si è svolto mercoledì in presenza del Presidente Macron. Subito dopo la commemorazione della memoria di Arnaud Beltrame abbiamo marciato in onore della memoria di Mireille Knoll.

È passato molto tempo dal 15 maggio del 1990, quando 200mila persone manifestarono contro l’antisemitismo a seguito della profanazione del cimitero ebraico di Carpentras. Fu l’ultimo grande momento di solidarietà francese con i suoi cittadini ebrei, in supporto dei valori francesi. È un momento che ricordo con grande nostalgia, e spero che momenti così continueranno a ripetersi in futuro.

Simone Rodan-Benzaquen

 

 

Aggiornato il 30 marzo 2018 alle ore 12:47