Secondo una vecchia storia, o leggenda, il Re di Serendip, l’attuale Ceylon, percorse il mondo senza meta, con anima pura, imbattendosi in meraviglie e varie speranze positive. Fu, insomma, un ricercatore spirituale, libero da egoismo, paura e ignoranza. Ricercò non la frammentazione ma l’unità della vita.
Dal simbolismo di questa storia, o leggenda, Horace Walpole, quarto conte di Oxford, politico liberale ed autore del forse primo romanzo gotico, “Il castello di Otranto”, coniò, nel 1845, il termine “serendipità” per indicare una ricerca libera da preconcetti, schematismi limitanti. Dopo la prima e, ancor più, la Seconda guerra mondiale si cercò di affermare un ordine mondiale in cui si tenesse conto della forza dei popoli, democrazia, e di “immortali principî” dei diritti umani. Però i diplomatici, con la scusa di trattare con tutti senza pregiudizi limitanti la loro azione “di pace”, ci tennero ad inserire nelle organizzazioni internazionali potenze estranee a quegli ideali, a cominciare da monarchie assolute ed intolleranti in materia religiosa, come l’Arabia Saudita, o regimi totalitari a partito unico, come l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche o la Cina continentale, quando la si riconobbe poiché la Repubblica di Cina si era ed è ancora ristretta all’isola di Taiwan. A questi sono da aggiungere quegli illusi liberali per i quali quei regimi, in contatto con Stati liberi, si sarebbero liberalizzati. Questo già pone un quesito: in un’aperta mente liberale, la serendipità può spingersi sino a considerare i diritti umani preconcetti ostacolanti il dialogo con Paesi a regime diverso?
Oggi la situazione è peggiorata. Oltre a nazioni illiberali da vecchia data, si manifesta una deriva all’autocrazia in spregio a Costituzioni liberali. Si pensi alla Federazione Russa. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha avuto una legge fondamentale simile a molte democrazie occidentali. Ancor oggi si svolgono elezioni, in cui un partito liberal-democratico ottiene sempre una rappresentanza nella Duma, il Parlamento. Vladimir Vladimirovič Putin, pur eletto, ha ottenuto riforme costituzionali che ne hanno garantito una nuova rieleggibilità e aumentato i poteri in senso autoritario. In questa situazione ha tessuto un sistema di alleanze con altri regimi varî, alcuni decisamente totalitari, come Cina comunista od Iran islamista, altri ancora formalmente democratici, come il Brasile, o la più grande democrazia di massa al mondo: l’India. In questo cosiddetto multipolarismo il calcolo geopolitico ha di mira solo rapporti di potenza, senza considerare i regimi interni e tanto meno i diritti di libertà.
Un liberale deve porsi una domanda fondamentale: serendipità o indifferenza?
Aggiornato il 22 dicembre 2025 alle ore 10:34
