Separazione delle carriere, Marina Berlusconi: “È la vittoria di mio padre”

La riforma della giustizia ha visto finalmente la luce. Con il voto del Senato si sono concluse quindi le quattro letture conformi previste dalla Costituzione. I senatori della maggioranza di centrodestra hanno accolto con un lungo applauso il via libera definitivo di Palazzo Madama alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ricevuto le strette di mano e gli abbracci dei colleghi di Governo. Le opposizioni hanno protestato dopo l’approvazione del disegno di legge costituzionale. “Oggi, con l’approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani”. A dirlo sui social è stata la premier Giorgia Meloni. “Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. Ora – ha ripreso la presidente del Consiglio – la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte”.

Ieri si è tenuto un presidio in Piazza Navona per Forza Italia, dopo l’approvazione della riforma della separazione delle carriere al Senato. Presenti moltissimi parlamentari azzurri. “Giustizia giusta per l’Italia”, il coro e il contenuto di uno striscione. Alle spalle di un nutrito gruppo di giovani e dei deputati e dei senatori presenti, la foto di Silvio Berlusconi. “Il mio pensiero va in cielo. Dall’alto ci vede ed è felice. È una giornata dedicata ai sentimenti”, ha detto Adriano Galliani, che ha dedicato a Silvio Berlusconi l’ok del Senato alla riforma della separazione delle carriere. “Ora bisogna lavorare sul referendum”, ha spiegato. Per Marina Berlusconi, figlia del fondatore di Forza Italia, “ci sono vittorie che arrivano tardi, forse troppo tardi, ma che restano grandi e decisive. Quella di oggi è la vittoria di mio padre, Silvio Berlusconi. Sono la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e, purtroppo, anche la sua sofferenza, ad aver reso possibile una giornata che segna un passo avanti importante per la democrazia e per la verità in questo Paese”.

Il Guardasigilli Carlo Nordio ha ringraziato il Parlamento. “La maggioranza è stata ottima. Sono trent’anni che scrivo sulla separazione delle carriere. Mi auguro ora che sul referendum ci siano termini pacati, che non sia politicizzato. Certamente mi spenderò in prima persona sul referendum sulla separazione delle carriere. Finora c’è stata mancanza di confronto con i magistrati sulla riforma della separazione delle carriere ma spero che si possa recuperare qualcosa sui decreti attuativi alla riforma. Mi auguro che non ci sia alcuno scontro sul referendum che non è un referendum sul Governo. Io credo moltissimo in questa riforma. Penso di essere stato il primo a scrivere della necessità del sorteggio, della separazione delle carriere. Quando l’ho detto e l’ho scritto l’Anm mi ha chiamato attraverso i suoi Probiviri a rendere conto delle mie idee. Naturalmente li ho mandati al diavolo e ho continuato a pensare e a scrivere quello che pensavo da magistrato da trent’anni”.

Intanto, secondo la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, “questa riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”. Per il sindacato delle toghe, si tratta di “una riforma che non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all’influenza dei poteri esterni”, che “non aumenta il numero dei magistrati che resta tra i più bassi in Europa, né colma le lacune dell’organico amministrativo” e che “non investe risorse per far funzionare meglio il sistema giustizia, ma rischia al contrario di triplicare i costi con lo sdoppiamento del Csm e l’istituzione dell’Alta corte disciplinare”. Le “nostre preoccupazioni – concludono i vertici dell’Anm in una nota – sono peraltro condivise anche dal relatore speciale sull’indipendenza di giudici e avvocati delle Nazioni Unite”.

Per il presidente dell’Unione delle Camere penali, Francesco Petrelli, “è giunto il sì definitivo del Parlamento italiano alla legge di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Fin dall’entrata in vigore del codice accusatorio nel 1989, l’Unione delle Camere penali italiane ha sostenuto con determinazione la necessità di questo intervento legislativo, volto a garantire una giustizia realmente imparziale e a restituire piena indipendenza e autorevolezza alla magistratura”. Secondo Petrelli, “la separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, nel quale ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali”.

Petrelli, in una nota, ha ricordato le tappe di questa “lunga storia” e “battaglia identitaria”: “Siamo scesi nelle strade e nelle piazze nel 2017 per spiegare ai cittadini l’importanza di una riforma per una giustizia più giusta, nell’interesse del cittadino e della democrazia liberale, raccogliendo oltre 72mila firme per presentare in Parlamento il disegno di legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Da quella mobilitazione, nata dal basso e sostenuta con convinzione da tutta l’avvocatura penalista ha preso avvio un percorso lungo e coerente che oggi trova il suo compimento. Ora si apre l’ultima e più importante fase: il referendum confermativo popolare, nel quale il popolo italiano sarà chiamato a esprimersi su questa riforma. Sarà il momento della verità e della partecipazione civile. Le Camere penali si mobiliteranno in tutto il Paese per sostenere con forza le ragioni del , per una giustizia più giusta, per un processo più equo e per una magistratura finalmente libera dal correntismo, autonoma di fronte alla politica e autorevole davanti al cittadino”.

Per il Comitato A difesa della Costituzione e per il No al referendum, “la proposta di riforma della Costituzione sui temi della giustizia passa al giudizio popolare attraverso il referendum, non avendo ottenuto i due terzi dei voti del Parlamento. Il disegno di legge Nordio inciderà sul rapporto tra politica e magistratura previsto dai costituenti, senza al contempo risolvere nessuno dei temi che sta a cuore ai cittadini, a partire dall’eccessiva lunghezza dei processi”. Sarà Enrico Grosso, a quanto si apprende, il presidente onorario del Comitato A difesa della Costituzione e per il No al referendum sulla riforma della Giustizia, promosso dall’Associazione nazionale magistrati. Grosso è un avvocato, professore ordinario di diritto costituzionale all’università di Torino.

Cosa prevede la riforma

Con il via libera definitivo del Senato, il Parlamento completa l’iter di riforma della Costituzione: la separazione delle carriere modifica il Titolo IV della Carta, con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti. Queste le novità:

1) Vengono previsti due distinti organi di autogoverno, il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.

2) Composizione e sorteggio dei due Csm: La presidenza di entrambi i Csm è attribuita al presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti di ciascuno dei Csm sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. I vicepresidenti di ciascuno degli organi sono eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I componenti designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. I due Csm non avranno più competenza sulle azioni disciplinari, potere oggi in capo a una Sezione speciale all’interno del Csm. I due Csm avranno competenze sulle “assunzioni, assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni” nei riguardi dei magistrati.

Nasce l’Alta Corte disciplinare. È un organismo a cui è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. L’organo è composto da 15 giudici così selezionati: 3 componenti nominati dal presidente della Repubblica; 3 componenti estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 componenti estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 componenti estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti. Il presidente dell’Alta Corte deve essere individuato tra i componenti nominati dal presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. Si prevede la possibilità di impugnare le sentenze dell’Alta Corte dinanzi all’Alta Corte medesima, che giudica in composizione differente rispetto al giudizio di prima istanza. I giudici dell’Alta Corte durano in carica quattro anni. L’incarico non può essere rinnovato ed è incompatibile con quello di membro del Parlamento, del Parlamento europeo, di un Consiglio regionale e del Governo, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni altra carica e ufficio indicati dalla legge.

Aggiornato il 31 ottobre 2025 alle ore 10:30