Da Gaza al Nobel via Stati Uniti

Da Gaza a Stoccolma via States. Tre stazioni che segnano il percorso umano e scientifico di Omar M. Yaghi insignito mercoledì scorso del premio Nobel per la chimica insieme ai colleghi Susumu Kitagawa e Richard Robson. Nelle motivazioni dell’Accademia reale svedese si legge che “i vincitori hanno sviluppato un nuovo tipo di architettura molecolare, per raccogliere acqua dall’aria del deserto, estrarre inquinanti dall’acqua, catturare l’anidride carbonica e immagazzinare idrogeno”. Sono state, di fatto, poste le basi scientifiche per una rivoluzione epocale sul terreno del cambiamento climatico con prevedibili ricadute non secondarie sul futuro ordine politico mondiale. Ha colpito non poco la prima dichiarazione di uno dei tre scienziati, Omar M. Yaghi, consegnata alle agenzie pochi minuti dopo avere appreso di avere ricevuto il prestigioso riconoscimento. “La scienza è la più grande forza di uguaglianza al mondo: persone intelligenti, talentuose e capaci esistono ovunque”.

Sono parole che andrebbero scolpite sui portoni delle nostre università, laddove in queste settimane è partita la gara nell’interrompere ogni qual si voglia rapporto di collaborazione scientifica con i ricercatori israeliani. Giusto il contrario di ciò che dovrebbero fare i luoghi del pensiero critico, nati per dare valore all’universalità del sapere. Si tratta, purtroppo, di uno dei tanti segnali che indicano la mediocrità intellettuale (per non dire altro) imperante nei nostri atenei. Eppure, basterebbe leggere, seppure per sommi capi, la biografia di Omar Yaghi per comprendere la forza e il valore cosmopolita della scienza. Il professore di Berkeley è nato ad Amman in Giordania, dove si erano rifugiati i genitori palestinesi in fuga da Al-Masmiiyya, un villaggio nei pressi di Gaza. Era il 1965. Vive i primi anni della sua esistenza in condizioni di estrema povertà.

Egli ricorda così quegli anni: “Condividevamo con il bestiame che allevavamo (il padre era macellaio, ndr.) l’abitazione dove si viveva”. Dopo le scuole superiori riesce ad ottenere un visto per gli Stati Uniti. Si mantiene agli studi facendo i lavori più disparati, ma sempre molto umili. Con la laurea, ottenuta con il massimo dei voti, arriva la svolta segnata da un percorso che lo vede attivo nelle più importanti università statunitensi. L’Accademia reale svedese ha assegnato il Nobel per la chimica 2025 ai tre scienziati per gli straordinari contributi nello sviluppo delle strutture metallo-organiche note come Mof.

A tal proposito, vale la pena di ricordare che Omar M. Yaghi vanta una lunga frequentazione con il nostro Paese incominciata circa tre decenni or sono. Infatti, all’università Statale di Milano nacque uno dei primi gruppi italiani di ricerca sui Mof guidato dal compianto professor Gianfranco Ciani insieme ai suoi collaboratori, la professoressa Lucia Carlucci e il professor Davide Proserpio. Nel 2004 la divisione di chimica inorganica della società di chimica italiana conferì al giovane Omar M. Yaghi la prestigiosa medaglia Sacconi. Si tratta del primo e lungimirante riconoscimento internazionale della sua carriera. Trent’anni dopo arriva il Nobel.

Aggiornato il 10 ottobre 2025 alle ore 09:29