
Le società libere e civili si basano su una ben precisa idea di eguaglianza. Non sull’idea che tutti debbano avere gli stessi redditi e nemmeno le stesse opportunità, ma sulla convinzione che - al di là di ciò che divide e distingue - gli individui siano uniti dal riconoscersi quali soggetti, esseri umani, persone. Se questa eguaglianza viene meno, la società si disgrega.
In qualsivoglia comunità, infatti, ci possono essere persone di destra o sinistra, di questa o quella preferenza sessuale, di questa o quella etnia o religione, ma il diritto e la civiltà sopravvivono se innanzi tutto ognuno di noi riesce a vedere nell’altro (al di là di quello che lo caratterizza) ciò che invece è comune.
Purtroppo le società occidentali, anche in ragione del trionfo epocale del welfare State, sono sempre più segnate dal declino di quell’eguaglianza fondamentale e, di conseguenza, anche dal venir meno dell’idea che, prima ancora di essere uguali di fronte al diritto, tutti partecipano alla comune umanità.
Per fortuna che c’è ancora chi, a destra o a sinistra, percepisce sé stesso come individuo e come essere umano, e di conseguenza vede le stesse caratteristiche anche nel prossimo. È solo questa capacità di riconoscere l’altro come simile a sé nelle cose fondamentali (senza per questo negare le differenze e quanto di bello c’è in tutto questo) che rende possibile la vita sociale.
In tal senso, però, l’omicidio di Charlie Kirk e le reazioni che sta generando da una parte come dall’altra tendono a rafforzare, in America e nel mondo, la tribalizzazione delle nostre società. Non sappiamo se chi ha ucciso era mosso soltanto da odio, o se era anche consapevole delle (prevedibili) conseguenze di quell’atto, che sta rendendo sempre più difficili il dialogo e il confronto.
Senza dubbio l’ideologia “disumanizza”: gli stermini e i genocidi diventano possibili quando l’altro è privato di ogni umanità e, di conseguenza, non ha più nulla a che fare con noi. I processi delle Brigate Rosse sono soltanto uno dei tanti episodi di una storia moderna che nei suoi vari passaggi ha dovuto disumanizzare il nobile, il brigante, il borghese, il kulako, l’ebreo ecc.
Tale ideologia neotribale si alimenta di una costante demonizzazione di questa o quella parrocchia politica, e dunque dei suoi membri. Più in generale esaspera le differenze di etnia e religione, le diversità di genere e le preferenze sessuali. La polarità amico-nemico, che Carl Schmitt voleva salvaguardare, incontra quella che era la bestia nera del giurista tedesco: il sogno di un’umanità pacificata a qualunque costo e quindi la disponibilità, pur di raggiungere tale obiettivo, a eliminare anche fisicamente chiunque si frapponga tra noi e quel risultato.
Questa convergenza tra la polarizzazione politico-sociale, la costruzione di nemici collettivi assoluti e la fanatica ricerca di un impossibile Eden sta avvelenandoci sempre di più. Prima usciamo da questo incubo e meglio è.
(*) Direttore del dipartimento di Teoria politica dell’Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 15 settembre 2025 alle ore 11:20