Comitato iniziative popolari: un’alternativa al premierato

Un atto politico che vuole mettere le cose a posto. O almeno provarci. Il Comitato iniziative popolari ha depositato lunedì 24 giugno presso la Corte di Cassazione due proposte di legge diniziativa popolare: una riforma del sistema elettorale in chiave proporzionale con preferenze e l’introduzione del cosiddetto “cancellierato italiano”, un modello di governo ispirato all’esperienza tedesca, pensato come alternativa all’ipotesi del premierato elettivo. A promuovere l’iniziativa è un gruppo eterogeneo e trasversale di cittadini e personalità del mondo politico e civile – “aperto a tutte le sensibilità”, come si legge nella nota – che lancia un appello alle forze politiche, associative e a tutti i cittadini per sostenere il progetto. Tra i promotori figurano Enzo Palumbo, Mario Tassone, Vitaliano Gemelli, Sergio Marini, Antonio Paris, Ettore Bonalberti, Elisabetta Trenta, Raffaele Bonanni e Mattia Orioli in qualità di presidente del Comitato.

La prima proposta punta a riscrivere le regole del gioco elettorale. L’impianto disegnato dal Comitato abbandona ogni ibrido maggioritario: l’intero territorio nazionale viene trasformato in un collegio unico, articolato in circoscrizioni interprovinciali per la Camera dei deputati e in circoscrizioni regionali o interregionali per il Senato. Scompaiono i collegi uninominali e plurinominali, “la più grave violazione del principio costituzionale del voto personale, eguale, libero e segreto”. Ritorna il voto di lista, con preferenze, per garantire ai cittadini la possibilità effettiva di scegliere i propri rappresentanti. Un sistema che – è la tesi dei promotori – restituisce centralità ai partiti, ma solo nella misura in cui essi tornino ad essere strumenti di rappresentanza, e non aggregati occasionali mossi da logiche elettorali. “Scompare”, infatti, “la declaratoria di collegamento in coalizione”, tratto distintivo della stagione delle leggi elettorali “disrappresentative” della Seconda Repubblica. In ottica europeista, si prevede la possibilità di affiancare al simbolo del partito italiano anche quello della corrispondente formazione europea, con opportuna certificazione autenticata, “a ribadire la vocazione sovranazionale dell’ordinamento”. Anche sul piano tecnico, le firme necessarie per presentare le liste vengono ridotte a soglie più realistiche: da un minimo di 250 a un massimo di 500 sottoscrizioni per circoscrizione, in linea con gli standard continentali, contro l’attuale soglia giudicata “spropositata”.

RAFFORZARE IL PREMIER SENZA STRAVOLGERE LA COSTITUZIONE

La seconda proposta ha natura costituzionale e intende introdurre una nuova forma di governo, ma radicata nella tradizione parlamentare: il cancellierato, mutuato dal modello tedesco ma adattato al contesto italiano. L’obiettivo è duplice: rafforzare il ruolo del presidente del Consiglio, garantendogli stabilità e responsabilità, e al contempo preservare il baricentro parlamentare del sistema, senza compromettere l’equilibrio con le altre istituzioni. Il premier verrebbe investito direttamente dalle Camere mediante una mozione di fiducia motivata, e potrebbe essere sfiduciato solo con l’indicazione contestuale di un successore – la cosiddetta “sfiducia costruttiva”. Un meccanismo che mira a prevenire le crisi cicliche degli esecutivi italiani, spesso frutto delle fragili coalizioni di governo e dell’incapacità del sistema maggioritario di garantire governabilità effettiva. Il premierato italiano, così come delineato dalla proposta governativa attualmente in discussione, viene criticato dai promotori per il rischio di alterare il ruolo del capo dello Stato e produrre uno squilibrio istituzionale: “la nostra proposta – sottolineano – vuole essere un suggerimento al Parlamento per rafforzare il ruolo del premier senza indebolire quello degli altri organi costituzionali”.

Mattarellum, Porcellum, Italicum, Rosatellum”: nella lunga teoria di leggi elettorali che si sono succedute negli ultimi trent’anni, i promotori leggono il fallimento di ogni tentativo di costruire una democrazia governante senza compromettere la rappresentanza. Ogni riforma, osservano, ha cercato la stabilità affidandosi a dosi più o meno forti di meccanismi maggioritari, ma senza intervenire sul vero nodo: la debolezza strutturale dell’esecutivo, ostaggio delle logiche di coalizione. Da qui la scelta di intervenire non sul Parlamento, ma sull’architettura del governo: rafforzare la figura del premier per garantirgli l’autorevolezza necessaria a dirigere l’azione di governo e a mantenere l’unità di indirizzo politico, rendendo i ministri responsabili non verso i partiti, ma verso il premier stesso e, in ultima istanza, verso il Paese. Il “Cancellierato italiano”, concludono i promotori, non è un modello di rottura, ma un’evoluzione possibile della democrazia parlamentare, pensata per garantire maggiore governabilità senza sacrificare le garanzie costituzionali. La centralità del Parlamento verrebbe rafforzata, così come il ruolo del capo dello Stato, “supremo garante dell’unità nazionale e arbitro delle crisi politiche”.

Aggiornato il 27 giugno 2025 alle ore 10:52