Destini diversi per due sindacalisti

Strade diverse per due dei più eminenti sindacalisti degli ultimi decenni. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil si avvia a completare il secondo mandato e passare tra i pensionati. Luigi Sbarra, ex leader della Cisl ha appena assunto l’incarico di sottosegretario con delega per il Sud del Governo Meloni. Due destini differenti dopo oltre 40 anni di battaglie sindacali: più ideologiche per il primo essendo stato militante del Pci fino agli anni Novanta e poi prima guida dei metalmeccanici della Fiom e poi capo nella sede di Corso Italia. Quasi sempre sopra le righe nelle sue azioni, negli interventi nelle trasmissioni televisive e con un obiettivo-programma codificato nel libro Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo. La Fiat, il sindacato, la sinistra assente (Bompiani), partendo delle vicende della Fiat e dei suoi scontri con i vertici dell’azienda automobilistica torinese. Landini una vita da sindacalista. Nato nell’appennino reggiano aveva lasciato gli studi da geometra per dover lavorare fin dai 15 anni. Ora che ne ha 64 ed essendo stato riconfermato al congresso del 2023 si appresta a lasciare la guida del sindacato che spesso si è aggregato alle tesi del Pci e spesso spingendo il Partito democratico verso sonore sconfitte.

Non è stata soltanto la caparbietà di volere a tutti i costi il referendum sui quesiti del lavoro (paradossale è stata la vicenda del Jobs act deciso dal Governo di sinistra di Matteo Renzi nel 2015) ma anche la spinta record degli scioperi nei servizi pubblici e in particolare nel settore dei trasporti. La fama che Landini si era conquistato alla Fiom con trattative a tutto campo nel settore è andata via via affievolendosi nei continui rifiuti ai colloqui con il Governo e con il Parlamento. La lotta di classe era nel Dna della Cgil e tale è rimasta, senza comprendere che il mondo del lavoro è completamente cambiato dal varo dello Statuto dei lavoratori del maggio 1970. Le innovazioni tecnologiche, lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, il prevalere del sistema del mercato, la fuga di tanti giovani all’estero in cerca di migliori retribuzioni, i confronti con le realtà dei 27 Paesi dell’Ue stanno condizionando il mondo del lavoro. La stessa Cgil è stata costretta ad adeguare le retribuzioni dei suoi dirigenti: il segretario generale Landini oggi percepisce 7.358 euro al mese, circa 4mila netti. L’aumento del suo stipendio di circa 257 euro ha sorpassato in polemiche la rata di pensione di 8.593 euro e i 92.843 euro lordi all’anno della dichiarazione 2023 dei redditi del segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. La segretaria precedente di Landini Susanna Camusso è tornata in politica, facendosi eleggere senatrice del Pd. La strada di Luigi Sbarra, classe 1960, è diversa. Lasciata la guida della Cisl a Daniela Fumarola ha ritenuto opportuno impegnarsi ancora per il suo Sud nel quale è cresciuto come sindacalista dei braccianti e alimentaristi della Calabria. Sbarra ha portato la Confederazione di via Po a raggiungere un obiettivo storico: attuare dopo quasi 80 anni l’articolo 46 della Costituzione che recita: “La Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare nei modi e ei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. A realizzare cioè la partecipazione come avviene da tempo in Germania. Dopo la raccolta di 500mila firme il Parlamento ha ritenuto opportuno accogliere la richiesta della Cisl, senza referendum.

Aggiornato il 16 giugno 2025 alle ore 11:01