Sui referendum rispettate Giorgia Meloni

La vigilia dei referendum è seminata di polemiche. Per quelli che sono indecisi e confusi, consiglio sui giornali qualificati e sul nostro giornale L’Opinione di documentarsi. Il direttore Andrea Mancia ha pubblicato anche video semplici e chiarissimi per essere correttamente documentati nel merito e sulle contestazioni.
I sostenitori dei referendum accusano, al solito, la presidente Giorgia Meloni. La segretaria del Pd Elly Schlein ha definito “vergognoso” l’invito all’astensione della premier. Personalmente trovo vergognoso che si possa fare politica così. È lecito e corretto, se non doveroso, far conoscere chiaramente e nelle funzioni di credibilità istituzionale la propria posizione, che coincide con quella ufficiale dei vertici degli altri partiti della coalizione. Quindi è chiarissimo che le accuse sono infondate, perché il referendum non è il voto di partecipazione delle amministrative o nazionali per le quali può valere la chiamata alle urne.

 Il referendum è una chiamata a consultare i cittadini su quesiti e pertanto si basa sul quorum. Cioè, per rendere effettive le domande occorre che vada a votare il 50 per cento più uno. La premier Meloni ha mostrato alle tv un volantino con il logo visibilissimo del Pd che in precedenti referendum ha chiesto esplicitamente di non votare. Però ora accusano. Mi dolgo che sia possibile fare questo e che nessuno impedisca simili scontri e confusioni a una cittadinanza già sottoposta a notizie ansiose, urlate, fake news e sacrifici.
Giorgia Meloni è una leader molto attenta alle regole e ha spiegato che, lei, nel suo ruolo istituzionale, si recherà alle urne ma non ritirerà le schede e non voterà. Il motivo della ferma decisione non dipende da strategie o trovate, eppure in televisione hanno definito la sua scelta anche con letterali “parolacce”. Giorgia non si perde d’animo e spiega che non vota perché quello che vogliono ottenere i promotori è contrario a ciò che è bene per gli italiani. A cominciare dai problemi dell’immigrazione, fino alle questioni del lavoro ad alta criticità.
Non entro oltre nel merito e rimando agli articoli specifici chiari ed informati sui dettagli e cavilli. Invece voglio aggiungere la piena adesione all’appello e mi permetto di estendere anche a chi non dovesse riconoscersi nelle simpatie politiche di questa area di valutare seriamente, scegliere liberamente, evitando le suggestioni e le fandonie. Questo sì che è un dovere e diritto di libera scelta inviolabile.
Aggiungo infine una testimonianza personale. Tutti sanno che ci fu un referendum storico, quando nel 1975 alcuni esponenti della Democrazia Cristiana spinsero a non votare la più delicata delle questioni etiche e della famiglia. Io stessa riporto spesso la citazione a cui sono, per fiducia stima e rispetto, legatissima e che ha dato al Paese onestà e le articolazioni primarie della Costituzione. Ebbene, vinsero i comunisti. Per evitare l’insuccesso furono offerti tutti i paracadute, le garanzie, le vie d’uscita per non andare incontro alla sconfitta. Non vollero. Perché, proprio come sta dicendo Giorgia Meloni, gli autorevoli statisti intimarono ai comunisti nel modo più duro che non si fanno certe riforme così. Si fanno nelle aule parlamentari, dove è possibile creare equilibri, mediazioni, affinché da leggi pur auspicate da molti non derivino però negatività, rischi e disastri. Quel referendum mancato è fisso nella memoria e nella sostanza democratica e resta il contrappeso necessario. Io sono da questa parte e sono certa che Giorgia Meloni avrà ragione e avrà il segnale meritato per governare questa fase delicatissima respingendo gli agguati dell’opposizione divisa essa stessa contro chi getta solo benzina sui fuochi.
Fidatevi di voi e rispettate Giorgia Meloni.

Aggiornato il 06 giugno 2025 alle ore 12:05