
Sergio Mattarella sta bene. Il presidente della Repubblica è stato ricoverato ieri al Santo Spirito di Roma per un intervento programmato di impianto di pacemaker, dopo aver completato gli impegni previsti in agenda. Dopo l’intervento, effettuato alle ore 20, il capo dello Stato è rientrato nel reparto di cardiologia dove ha trascorso una notte tranquilla. Il presidente, totalmente asintomatico e in condizioni cliniche stabili, stamattina ha letto i giornali sul suo iPad. Da quanto si è appreso Mattarella è in attività. Ora saranno monitorate le sue condizioni. Ma, in casi di questo genere, le dimissioni dall’ospedale avvengono entro le 48 ore dall’impianto. Teoricamente già in giornata ma più probabilmente nella giornata di domani. Mattarella, che ha compiuto 83 anni e il 23 luglio ne compirà 84, è al suo decimo anno al Colle. È evidente che ogni informazione che riguarda la sua salute sia estremamente sensibile.
È probabile che il presidente, insieme ai suoi medici di fiducia abbia manifestato da alcuni giorni problemi cardiaci e che dopo un ulteriore consulto si sia deciso di accelerare i tempi. In ogni caso, a conferma che non si sia trattata di un’emergenza il Quirinale ha ricordato che Mattarella ha lavorato tutto il giorno fino a incontrare, intorno alle 18, il presidente del Montenegro Milojko Spajić. Inoltre, il presidente, come è consuetudine, aveva intenzione di passare le festività pasquali nella sua Palermo ed è possibile che questo si possa realizzare visto che l’installazione di un pacemaker è ormai un’operazione di routine. Sono numerosi gli impegni del presidente Mattarella per le prossime settimane. Dall’agenda del Quirinale si vede che il primo è già il prossimo 23 aprile quando dovrà incontrare gli esponenti delle Associazioni combattentistiche e d’arma, nella ricorrenza dell’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Ma soprattutto al Quirinale è cerchiata in rosso la data del 25 aprile per la Festa della Liberazione. Il capo dello Stato quest’anno è atteso a Genova.
Intanto, il mondo politico e istituzionale ha espresso al capo dello Stato “i più calorosi auguri di una pronta e felice ripresa dal ricovero cui si è sottoposto”. Frattanto, il professor Niccolò Marchionni, presidente della Società italiana di cardiologia geriatrica ha commentato l’esito del trattamento chirurgico. “È un intervento minimamente invasivo: in 48 ore si torna alle proprie attività quotidiane, senza particolari limitazioni. Il pacemaker viene impiantato soprattutto negli anziani a causa del deterioramento del sistema elettrico naturale del cuore. Abbiamo delle cellule pacemaker naturali – dice Marchionni – che regolano il ritmo cardiaco. Quando queste o le vie di conduzione non funzionano più, si ricorre al pacemaker artificiale”. L’intervento prevede una piccola incisione (circa 4–5 centimetri nella zona della spalla sotto la clavicola se eseguito con tecnica tradizionale), dove si crea una tasca per alloggiare il dispositivo, oggi miniaturizzato. “Da lì si inseriscono due cateteri che trasmettono l’impulso elettrico all’atrio e al ventricolo destro”. Il modello più comune è il pacemaker bicamerale. “Serve a garantire la sincronizzazione tra atri e ventricoli – afferma Marchionni – mantenendo la sequenza di contrazione necessaria alla funzione di pompa del cuore”. Il ritorno alla normalità è rapido. “Dopo due giorni si può fare tutto. L’unica accortezza riguarda i rasoi elettrici con filo a spirale, che passino sopra il dispositivo: potrebbero interferire col pacemaker per effetto del campo elettromagnetico”.
Per chi viaggia, inoltre, nessun problema. “I metal detector possono attivarsi, ma i pazienti portano con sé un certificato riconosciuto a livello internazionale che attesta la necessità per i portatori di pacemaker di fare dei percorsi privilegiati”. Non sono necessari farmaci specifici ma controlli annuali. “Servono a verificare frequenza d’uso, aritmie registrate e durata residua della batteria – prosegue il cardiologo – indicano per esempio, quanto tempo funziona il pacemaker rispetto al totale degli stimoli, cioè se è costante o occasionale, se il pacemaker ha registrato aritmie, se si hanno avuti episodi di fibrillazione atriale asintomatica. I controlli servono poi per verificare quanta carica residua ha il pacemaker prima di dover essere sostituito”. Il monitoraggio non è invasivo e avviene tramite un dispositivo esterno che dialoga con il pacemaker per via transcutanea. La durata della batteria dipende dall’utilizzo. “Se lavora a pieno regime, cioè 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, dura 3–4 anni. La sostituzione viene fatta abitualmente in condizioni ambulatoriali, non richiede ricovero. Il paziente va a digiuno, fa una piccola anestesia locale, viene tirato fuori il pacemaker esaurito e rimpiazzato con il nuovo, senza bisogno di dover cambiare gli elettrodi. Di fatto il pacemaker è tra gli interventi con il miglior rapporto rischio–beneficio in cardiologia – conclude Marchionni – Il rischio è minimo, i benefici altissimi. È spesso risolutivo per sincopi, aritmie e disturbi del ritmo legati all’età, come può essere nel caso del presidente”.
Aggiornato il 16 aprile 2025 alle ore 16:04