
La diatriba su chi sta con chi la lascerei ad altri, magari più avvezzi a coltivare sterili faziosità di sorta. La geopolitica – soprattutto dal 1989 – è qualcosa che non si presta tanto alla semplificazione da abbecedario quanto alla complessità accademica. Ergo, lodi a Giorgia Meloni che, dinanzi a questo serrare le fila della partigianeria internazionale, ha adoperato le armi del buon senso. D’altronde, la storia è magistra vitae non per affibbiare similitudini e paragoni tra i protagonisti politici odierni e quelli passati, bensì per inquadrare e analizzare i fatti secondo canoni consolidati, frutto di una sedimentazione socio-culturale avvenuta durante il fluire del tempo. E quindi, a fronte di questa frattura (composita) che si è creata all’interno dell’Occidente, è giusto tentare di ricomporre, o perlomeno provare a rammendare, questo tessuto ormai lacero. Nel parlare di Occidente non mi riferisco tanto a uno spazio fisico quanto a una dimensione valoriale che non deve essere trascendente rispetto alla sostanza ontologica del quotidiano, tutt’altro: essa deve farsi corpo e sangue, battito e levare dell’umano. Anzi: dell’Umano. È filosofia pragmatica o fattualità teoretica, fate voi, ma non ci sono altre strade per fornire un senso a quella cornice identitaria che contraddistingue questa fetta di mondo dove viviamo.
L’Occidente è Antonio Rosmini quando pone al centro la persona, è Miguel de Cervantes e la più bella definizione di libertà che un uomo potesse concepire, è Milton Friedman e i suoi studi sul libero mercato, è Montesquieu che ribadisce le fondamenta dello Stato di diritto, è Immanuel Kant e la Critica della ragion pratica, è San Benedetto mentre scende dai Sibillini, è Alexis de Tocqueville e la sua meraviglia quando ravvede le virtù della sussidiarietà. L’Occidente è tutto questo e molto di più. E quanto scritto non è un banale elenco della spesa, sebbene costituito da beni durevoli e prodotti a lunga conservazione. È, per l’appunto, qualcosa di più, qualcosa che ci accomuna anche quando tutto fa pensare il contrario. È quel che rimane quando tutto scorre. Esatto, l’eccezione al panta rei. Fa bene Giorgia Meloni a ricordarlo e a ribadire che sussiste un filo rosso che collega New York, Roma e Atene per poi arrivare fino a Gerusalemme.
Aggiornato il 04 marzo 2025 alle ore 09:40