Taccuino Liberale #29

Tappo libero per tutti!

In attesa di celebrare il trentesimo numero di questo Taccuino, affrontando in chiave liberale, un argomento di carattere comune, per dimostrare che a volte quello che viene presentato come una buona intenzione, in realtà incide sulla nostra sfera di libertà, senza avere la certezza di risolvere il problema che ha a cuore. Questo grazie ad una certa politica, affiancata da un certo sistema media e comunicativo mainstream, che ci propina una certa narrazione, che solo il metodo del dubbio, può svelare effettivamente com’è.

Così, in questo venerdì pre-quaresimale, vorremmo dimostrare come una legislazione che incida sulle nostre più semplici e piccole abitudini quotidiane, quando ci impone per legge un cambiamento dei nostri comportamenti individuali, alla fine ci rende meno liberi. 

Se una nuova norma viene mostrata come apparentemente scollegata dalle nostre vite, non riesce a suscitare quel moto di indignazione che invece grandi scossoni potrebbero determinare.

E così un divieto oggi, un obbligo domani, una prescrizione dopodomani, si crea una popolazione di sudditi. Sudditi incapaci di riconoscere la propria schiavitù, assoggettati ad un potere pubblico senza contrappesi. 

Rane bollite in acqua senza rifiuti plastici. Ma sempre rane bollite. 

Il presupposto per l’emanazione di alcune direttive europee sarebbe quello secondo il quale come singoli individui non siamo in grado di modificare i nostri comportamenti e concorrere, con le nostre azioni, a raggiungere spontaneamente un obiettivo, peraltro migliorativo della nostra vita o di qualcosa di significativo come l’ambiente.

Ma andiamo con ordine. Con la Direttiva 904 del 2019 chiamata Sup (Single Use Plastic) l’Unione Europea ha introdotto la nuova legge comunitaria finalizzata a ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica monouso sull’ambiente, in particolare quello acquatico.

L’articolo 5 della direttiva vieta l’utilizzo di oggetti in plastica monouso come gli agitatori di bevande, le posate e le bacchette, gli oggetti in plastica oxo-degradabile, i recipienti in polistirene espanso, i bastoncini cotonati o le aste dei palloncini, mentre l’articolo 6 ha stabilito che, a partire dal 3 luglio 2024, i tappi e i coperchi delle bottiglie in plastica fino a 3 litri debbano rimanere attaccati al contenitore, il tutto per ridurre la dispersione nell’ambiente. L’Italia ha recepito questa direttiva nel D.Lgs. 196/2021, prevedendo l’adeguamento dell’industria produttrice di tali contenitori ed oggetti, entro le scadenze stabilite dall’Ue.

Il fine della disciplina europea, e a cascata quella nazionale, sarebbe quello di ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica monouso sull’ambiente, in particolare sull’ambiente marino, partendo dal presupposto che i rifiuti marini sono composti da plastica per l’80-85 per cento, dei quali circa la metà è rappresentata da plastica monouso e poco più di un quarto da attrezzi da pesca.

Se il problema fosse stato davvero la dispersione della plastica dell’ambiente, l’Ue avrebbe potuto favorirne ed incentivarne la raccolta, magari facendo ricorso al mercato, onde scongiurarne la dispersione nell’ambiente, cruccio dei burocrati e dei legislatori europei.

Chi ha piacere ad andare in spiaggia, o in un bosco e trovare rifiuti sparsi ovunque, ed in particolare piatti, bicchieri e bottiglie di plastica, tipici oggetti utili alla vita umana? Penso proprio nessuno, eppure ci possono essere molti modi per perseguire l’obiettivo di un ambiente pulito. Quindi siamo sicuri che la mancata dispersione nell’ambiente della plastica si persegua meglio con un divieto?

Parrebbe davvero singolare immaginare una persona, che in presenza di un contenitore di raccolta dei rifiuti dove buttare tappi, cannucce, bicchieri di plastica, deliberatamente decida di non usufruirne per abbandonare al suo destino la linguetta della lattina della bevanda gassata, la cannuccia del succo di frutta o del cocktail, piuttosto che il tappo dell’acqua minerale, per non dire dei bastoncini dei palloncini.

Le giustificazioni che hanno indotto l’Ue a voler disciplinare anche i tappi delle bottiglie di plastica dopo essersi dedicati al calibro delle vongole e delle uova di quaglia, o la curvatura delle banane (figlia di una strenua battaglia commerciale alla quale l’Ue non seppe resistere di partecipare), al fine di tutelare il sistema marino, dimostrano invece solo che essa non è in grado né di favorire ed incentivare comportamenti virtuosi, né di migliorare l’offerta di supporti che determinino tali comportamenti.

È molto più facile imporre un divieto, modificare per legge un comportamento, con quel sistema paternalistico che contraddistingue ed ingessa l’UE, che sembra molto interessata a creare e crescere masse di cittadini che aspettano che mamma Europa dia loro il permesso di fare qualcosa, altrimenti rimangono seduti sul divano in attesa che un sussidio gli arrivi di diritto perché seguono gli imperativi europei, perché invece l’indole impositiva dell’Ue è difficile da superare.

La favoletta della tutela per l’ambiente per giustificare la normativa antidispersione dei tappi delle bottiglie di plastica, nel lungo periodo non reggerà, mentre sarà sempre più evidente come essa invece sottenda una riduzione della libertà individuale, quale assenza di coercizione da parte del potere pubblico.

Siamo costretti a bere bevande nei bicchieri in carta, girare il caffè della macchinetta erogatrice in ufficio non più con la paletta in plastica a cui eravamo abituati, ma soprattutto abbiamo cominciato ad aprire ed utilizzare bottigliette di acqua minerale, di succhi e bevande, facendo i conti con i vituperati tappi che non si possono più staccare, o a non poter più usufruire dei comodissimi tappi con dispenser, tanto comodi, ma che evidentemente stavano tanto antipatici a qualche burocrate.

Torna inevitabilmente alla mente il video di Carlo Calenda che spiega a Salvini come si aprono le bottigliette conformi ai dettami europei, e gli fa vedere come bere. Chi l’avrebbe mai detto che la battaglia politica si sarebbe svolta anche a suon di tappi aperti?

Ma davvero una certa classe politica ritiene che gli europei, e gli italiani, debbano essere “educati” ancora una volta, a colpi di divieti, come bambini immaturi e incapaci di intraprendere percorsi virtuosi? O forse questo è stato l’ennesimo atto dirigistico di un potere pubblico che non ce la fa a rinunciare ad esercitare il proprio ruolo impositivo nei riguardi dei cittadini? È davvero la tutela marina quella che premeva primariamente al legislatore europeo o forse era preminente la voglia di imporre una riduzione ulteriore dello spazio di creazione ed esercizio dell’azione umana, in assenza della coercizione da parte dell’intervento statale, che prevede che ogni individuo possa fare solo quello che gli è consentito e quindi gli sia vietato tutto il resto, in netta opposizione al sistema liberale che prevede che tutto sia concesso tranne quello che è espressamente vietato? Oggi sono vietati il tappo libero dalla bottiglia, la cannuccia dei palloncini, e domani?

Si parla tanto di una necessaria innovazione dell’Ue, nei suoi progetti legislativi e nelle sue azioni, volte a migliorare la vita degli europei. Noi diremmo anche di uno svecchiamento di vecchie logiche, anche ideologiche, che hanno permeato la sua attività, e che risultano obsolete ed inadeguate alla velocità con cui il mondo si evolve, dimostrando di non essere disposto ad attendere che l’Ue, come una vecchia signora, lentamente proceda verso il futuro, dimenticando peraltro di vivere il presente. Altro vezzo tutto europeo, quello di pensare di incidere sulle disgrazie del pianeta infliggendosi obblighi che hanno un impatto risolutivo minimale sulle grandi questioni, più per tentare di dimostrarsi di avere un ruolo, che per la reale capacità di mettere in campo misure davvero efficaci alla soluzione della moltitudine dei complessissimi problemi che ogni epoca porta sulla scena politica internazionale.

Non era questo lo spirito costitutivo dell’Ue, non è quello che gli europei vogliono, e le recenti elezioni pare lo abbiano indicato molto chiaramente. Saprà la politica cogliere il segnale e opportunamente, cambiare? Perché noi non possiamo più aprire liberamente neanche un tappo di bottiglia mentre i politici e burocrati europei non sono disposti a cambiare, anche se ciò renderebbe il clima sociale europeo migliore?

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PS: di seguito il link al video di Calenda che spiega a Salvini come aprire e bere dalla bottiglietta d’acqua. Verrebbe la voglia di fare un foro e bere dalla base, solo per dimostrare che la libertà è quel diritto di fare come si preferisce, se questo non nuoce a nessuno.

(*) Leggi il Taccuino liberale #1#2#3#4#5#6#7#8#9#10#11#12#13, #14#15#16#17#18#19#20#21#22#23#24#25#26#27, #28

 

 

 

Aggiornato il 28 febbraio 2025 alle ore 11:11