![Il salario minimo non è un diritto nel senso liberale classico](/media/8310259/vigliano.jpg?crop=0.047586416933150584,0,0.072064869803563289,0.029237094563727754&cropmode=percentage&width=370&height=272&rnd=133838360940000000)
Se stipuli un contratto di lavoro con un’impresa hai diritto alla retribuzione concordata. Il salario minimo, invece, non può essere considerato una questione di diritto, inteso in senso liberale classico. Per i liberali classici i diritti sono quelli cosiddetti “negativi”, ovvero, le libertà naturali, quelle per la cui realizzazione è necessario esclusivamente che altri si astengano dall’ostacolarle. Al contrario, i cosiddetti “diritti positivi”, coincidono con i diritti sociali, cioè non libertà, ma pretese, che, per realizzarsi, richiedono un’azione attiva da parte di altri, per cui, affinché il diritto sociale si realizzi, altri soggetti devono agire a favore di colui che pretende quel diritto. Pertanto, l’errore, consiste nel confondere quelli che sono i diritti sociali o assistenziali con i meccanismi economici del libero mercato. È un errore mischiare i compiti a cui è preposto il welfare state, cioè gli istituti pubblici di assistenza, con quelli che sono invece gli agenti economici. Se l’operatore economico non è libero di realizzare la sua finalità con quelli che sono i parametri di efficienza, efficacia, economicità, produttività, ma deve preoccuparsi di realizzare un diritto sociale e assistenziale, allora, la sua azione viene interferita, indebolita, parzialmente neutralizzata.
È proprio la commistione fra diritti sociali-assistenziali e le libertà naturali, l’azione degli operatori economici, che ha indebolito la capacità economica di produrre ricchezza e il livello di produttività. Il salario minimo per legge, slegato dal contesto produttivo settoriale e territoriale delle imprese (che può invece correttamente essere soddisfatto attraverso la contrattazione di secondo livello aziendale) finisce proprio per fallire l’obiettivo che si propone, cioè, finisce per penalizzare proprio i lavoratori meno qualificati, che rimarrebbero esclusi dalle assunzioni in quanto non in grado di coprire, con la propria prestazione, il proprio costo del lavoro e, addirittura, trascinare al ribasso i lavoratori che godono di salari più alti del salario minimo stesso.
La soluzione per aumentare il livello generale dei salari è:
1) agire sull’aumento della produttività (tra le più basse in Unione europea);
2) agire sulle componenti contributive e fiscali del costo del lavoro (tra le più alte in Ue);
3) avvalersi di contratti collettivi di secondo livello aziendali per rilevare le specificità dei vari comparti produttivi, aziendali e territoriali.
Aggiornato il 12 febbraio 2025 alle ore 12:14