Lo scorso weekend abbiamo purtroppo appreso della scomparsa del professor Jacques Garello e del professor Lorenzo Infantino. Due liberali molto diversi tra loro, ma che hanno contribuito a diffondere tra molte generazioni di giovani le idee liberali e a farli innamorare del liberalismo classico, come forse nessuno riuscirà a fare più.

Del prof. Garello e del prof. Infantino in questi giorni hanno scritto in tanti. Per tutti ricordo oltre all’editoriale su questo quotidiano, l’articolo su Leoni blog di Nicola Iannello sul professore di Aix en Provence (Nicola Iannello, oggi giornalista Rai e fellow dell’Ibl, frequentava i seminari di Garello e forse fu il collaboratore più stretto di Infantino n.d.r.), e gli articoli di Raimondo Cubeddu sul blog di Nicola Porro e di Carlo Lottieri sul Giornale in ricordo di Infantino.

Quando nel giro di circa 24 ore mi è arrivata la notizia della loro scomparsa, i miei primi flashback sono stati i numerosi seminari dell’Ihs Europe, poi Ies, e le tante lezioni alla scuola di liberalismo del professor Infantino. Se c’è una cosa che non è stata ricordata abbastanza dai colleghi e amici è la passione per la diffusione soprattutto tra i più giovani delle teorie e degli autori liberali. Ma facciamo un passo indietro ed andiamo con ordine.

Nei primi anni ‘90, grazie a Garello, molti giovani italiani, assieme a tanti colleghi europei si incontravano a fine agosto ad Aix en Provence, dove Garello riuniva tutti i docenti e gli allievi dei seminari estivi della Nouvelle économie. Fu lì, che si poté assistere ‒ ad esempio ‒ alle lezioni di Israel Kirzner, candidato qualche anno dopo al premio Nobel per l’economia (che avrebbe meritato ampiamente di vincere). Garello riusciva a mettere insieme le migliori menti liberali, e le offriva a giovani studenti universitari o neolaureati. Erano esperienze indimenticabili, che oggi, a distanza di decenni, tengono ancora unita una rete di persone, di amici, di liberali.

Jacques Garello insegnava all’Università di Aix en Provence, ed era l’anima dei seminari estivi dell’Ihs, poi Ies, che raccoglievano tutti gli studenti che erano stati nei seminari, e non è difficile scorgere anche oggi, che sono passati circa 30 anni, un velo di emozione tra i tanti che nel corso dei decenni hanno frequentato Aix en Provence e tutt’ora, in nome di quella comune esperienza, si impegnano a loro volta a diffondere e a sostenere la diffusione delle idee liberali tra i giovanissimi. Per questo saremo eternamente grati al professor Garello per l’impegno profuso e per l’indimenticabile eredità che tenteremo di mantenere intatta e cercheremo di continuare a diffondere, con lo stesso stimolo e impegno che ci ha insegnato e mostrato, e che il figlio Pierre ha coltivato anche lui a lungo.

Lorenzo Infantino, collaboratore del governatore Paolo Baffi, approdò alla Luiss in qualità di docente, dopo anni di studi e lavoro in Banca d'Italia. Aveva svolto per molti anni anche numerosi soggiorni e studi in Inghilterra, dove aveva appreso dai testi originali le idee liberali che in Italia era impossibile trovare, autori della Scuola Austriaca che oltre Manica erano diffusi e conosciuti, mentre in suolo patrio erano sostanzialmente sconosciuti ai più, fossero accademici o studenti, intellettuali, politici.

Personalmente ho conosciuto il professore alla Scuola di Liberalismo. Al professore veniva spesso attribuito il compito di introdurre i ragazzi ai principi liberali della Scuola Austriaca, e così avveniva sempre che si percepiva tra i giovani iscritti alla scuola, la passione immediatamente instillata dalle sue parole nelle sue lezioni. Si coglieva nettamente il desiderio che riusciva ad infondere nei ragazzi, di andare a leggere altro, riusciva a stimolare una sete di sapere liberale, che forse in soli pochi altri docenti ho riscontrato negli oltre trent’anni in cui mi occupo della Scuola di Liberalismo.

Una volta parlando di Berlusconi mi disse che, se nei 20 anni di presenza parlamentare e di forza politica anche territoriale, Forza Italia avesse promosso l’intitolazione di vie e piazze ad Hayek, Popper, Mises, Friedman, piuttosto che Locke, avrebbe davvero fatto la rivoluzione liberale, e contribuito in modo permanente alla diffusione del pensiero liberale, con maggiore efficacia, rispetto ai tanti convegni tra i soliti a cui assisteva. Penso avesse immensamente ragione, ed ero profondamente d’accordo sul simbolo mediatico e comunicativo di simili iniziative, invece ancora oggi, si stenta ancora a vedere intitolate strade a Luigi Einaudi, ed è cosa estremamente rara, avere strade intitolate a pensatori liberali, tanto cari al professore e a noi tutti liberali di ieri, di oggi e di domani.

Nelle sue lezioni anche quando si partiva da Locke, o da Mises, autori non certo contemporanei, il professore poi riusciva a dimostrare come con quelle idee si potesse interpretare anche l’attualità, soprattutto politica. Le domande degli studenti erano tante, le risposte offerte dal professore (che non si tirava mai indietro, rispetto alle sollecitazioni che gli pervenivano dagli studenti) erano impattanti. Offriva strumenti nuovi e dimostrava come usarli per capire il presente, interpretare il passato e costruire il futuro. È un lascito immenso, di cui faremo sempre tesoro, anche se avremmo voluto ascoltarlo ancora, perché ancora tanto ci avrebbe potuto insegnare, e soprattutto perché tanti giovani avrebbero meritato di avere l’onore di ascoltarlo, soprattutto da quando non insegnava più all’università.

Grazie per quello che ci avete insegnato, cercheremo di essere degni di tali insegnamenti, e di farli conoscere a chi dopo di noi verrà. Siamo tutti un po’ più soli dopo la scomparsa di Garello ed Infantino, ma spetta a noi, continuare il loro lavoro, soprattutto nei riguardi dei più giovani, ed in questo ci sentiamo investiti di un passaggio di testimone che non possiamo e non dobbiamo evitare, perché questo sgangherato Paese non può far accollare anche questo fardello di mancanza di conoscenza liberali alle nuove generazioni.

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Aggiornato il 24 gennaio 2025 alle ore 16:34