Le condizioni delle carceri italiane sono indegne. Un sistema al collasso. Da inizio anno sono già 11 le persone detenute che si sono tolte la vita in carcere. A queste si aggiunga una persona suicidatasi in stato di privazione della libertà in una Rems e un operatore penitenziario del carcere di Paola. Quattro di questi suicidi sono avvenuti a Modena, Firenze, Roma-Regina Coeli: carceri che scontano situazioni di sovraffollamento molto gravi e uno stato delle strutture fortemente compromesso in più aree. La scia di morti continua, dopo che nel 2024 ben 89 persone si sono tolte la vita: il dato più alto degli ultimi dieci anni.
I detenuti sono attualmente 62.427, di cui quasi 10mila in attesa di primo giudizio. I posti disponibili, invece, sono solo 51mila. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non sono disponibili per inagibilità o manutenzioni; dunque, la capienza effettiva scende a circa 47mila posti, il tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6 per cento. Il tasso di crescita della popolazione detenuta è ormai insostenibile: un anno fa, alla fine del 2023, i detenuti erano 60.166, circa 2mila in meno del 2024. Da allora, i posti detentivi effettivamente disponibili sono diminuiti significativamente.
Negli anni passati, alcune misure adottate dalla politica, avevano consentito di ridurre il sovraffollamento ma la soglia dei 60mila reclusi è stata di nuovo superata nel 2023, il trend di crescita continua, nonostante gli interventi messi in campo dal Governo negli ultimi mesi. Il sovraffollamento è ormai un problema anche degli istituti penali per minorenni, dove i reclusi al 30 novembre scorso erano 576. Di fatto, la popolazione carceraria scende in modo consistente solo a seguito di interventi straordinari, come amnistie o indulti. Poi torna a salire costantemente.
Aggiornato il 16 gennaio 2025 alle ore 10:49