Domani si terranno i funerali di Paolo Pillitteri. Il Comune di Milano ha proclamato il lutto cittadino e le bandiere a mezz’asta. Oggi, dalle 9, è stata aperta la camera ardente a Palazzo Marino. Sul feretro è posata una foto scattata nel 1987 che lo ritrae sorridente nel suo ufficio da sindaco. Ad accogliere lo storico condirettore de L’Opinione, morto lo scorso 5 dicembre, a 84 anni, è stato il sindaco Giuseppe Sala, alla presenza della famiglia, i figli Stefano e Maria Vittoria, e la moglie Cinzia Gelati. All’apertura della camera ardente hanno voluto rendere omaggio all’ex sindaco socialista di Milano (primo cittadino dal 1986 al 1992) il suo collega Gabriele Albertini, oltre al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. La camera ardente è stata allestita in Sala dell’Urbanistica, a fianco dell’aula del Consiglio comunale. Il feretro è stato adornato con un cuscino di garofani rossi che riempiono anche quattro vasi che adornano la sala.
Il sindaco Sala, in fascia tricolore, ha reso omaggio alla salma. “La storia di mio padre” Paolo Pillitteri “è molto lunga per quanto riguarda il legame con questo palazzo perché inizia nel 1970 quando diventa assessore alla cultura. Palazzo Marino ha rappresentato moltissimo per mio padre”. Lo ha detto Stefano Pillitteri, figlio di Paolo. “Gli anni in cui è stato sindaco della città – ha aggiunto – sono stati molto particolari. Per un lungo periodo sono stati definiti gli anni della Milano da bere, con un’accezione abbastanza demonizzante. A distanza di tempo tutti siamo in grado di poter vedere che cos’era quella città che non era semplicemente né dei rampanti né del cinismo ma era una città estremamente ricca di iniziative; estremamente viva ed estremamente libera. E il fatto che mio padre sia stato sindaco in quel momento di culmine di Milano, negli anni in cui era sindaco finì anche sulla copertina di Time – ha proseguito Stefano – è stato il coronamento di una sua carriera amministrativa fortemente incentrata in questa città”.
Sugli altri anni, quelli relativi a Tangentopoli, quando Paolo Pillitteri venne indagato e poi condannato per ricettazione, “sarebbe bello calasse l’oblio, ma non è possibile, perché dobbiamo essere consapevoli che quello che è successo dal 1992 in poi – ha concluso – un periodo che ha cambiato il Paese, ha cambiato la città e ognuno è in grado di dare un giudizio”. Stefano Pillitteri ha ricordato il padre in un momento di commemorazione prima della chiusura della camera ardente in Comune. “La parabola umana e politica di mio padre può essere un insegnamento, quello di una politica che è fatta di competenza ma in cui serve preparazione ma anche un po’ di fantasia e molta passione. Per essere un sindaco di Milano che sa incidere sulla città una cosa indispensabile è amare questa città, io ne sono testimone, mio padre amava profondamente la sua città. La cosa più importante è lasciare questo mondo ben voluti, lasciare anche un segno e un’impronta è qualcosa di più e a mio padre è capitato”.
Per Gabriele Albertini, “Paolo Pillitteri era un uomo, sensibile, amabile e di grande umanità, che ci dispiace non sia più con noi. Era un amico, un predecessore. È stata una persona che ha dato molto a Milano, ma soprattutto l’ha rigenerata sul piano culturale erano momenti particolari che ha saputo vivere e amplificare, dando un suo connotato di inventiva e creatività”. Secondo Maurizio Lupi, Paolo Pillitteri “ha sempre amato la città. Quindi credo che oggi gli si debba tutti, in modo trasversale, un grande tributo”. Lupi ha ricordato “quella Milano da bere che negli anni Ottanta aveva riportato grande la città”, proprio quando Pillitteri era sindaco. “Poi ci fu Tangentopoli e la Milano che si rialza e anche la testimonianza ostinata e cosciente di un socialismo, di una proposta politica riformista – ha concluso – che nasce da Milano e che da Milano è proseguita”.
Per Bobo Craxi, figlio di Bettino e nipote di Paolo Pillitteri, “la cosa che mi ha fatto molto piacere è che la città abbia espresso il lutto cittadino. Trent’anni fa non sarebbe stata possibile una cosa di questo tipo. Questo significa che Paolo in questi trent’anni attraverso la sua testimonianza e il suo lavoro ha saputo recuperare l’onore, che per noi non aveva mai perso, e la stima che in quella fase politica drammatica era venuta meno da parte dei cittadini”, ha aggiunto parlando dell’inchiesta Mani Pulite che aveva coinvolto anche lo stesso Pillitteri. “L’amministrazione dà così un segno di rispetto che si deve a tutti i cittadini milanesi che hanno ricoperto cariche pubbliche di una certa importanza. Paolo fu un grande sindaco, che accompagnò un periodo importante di questa città. Naturalmente il segno delle amministrazioni socialiste era un po’ diverso, perché sapeva accompagnare la modernizzazione allo sguardo non compassionevole ma solidale verso i ceti più poveri”, ha rimarcato. Questo segno delle amministrazioni socialiste che sono durate un secolo purtroppo, e lo dico con dispiacere, è venuto un po’ meno”. Bobo Craxi ha infine ricordato la simpatia dello zio.
Paolo Pillitteri “è stato un grande sindaco di Milano, ha pagato tutta la vita la nomea del cognato, è stato anche un grande assessore alla cultura”. Lo ha detto Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, figlia di Bettino e nipote di Pillitteri. “Un uomo che ci mancherà, aveva anche la grandezza di saper stemperare i momenti più difficili, è stato di sostegno a tutti noi”, ha osservato. “A Milano lascia un grande esempio di un sindaco che ha lavorato nel solco della tradizione riformista, di una Milano accogliente dove si coniugava il sostegno allo sviluppo, e il sostegno per non lasciare nessuno indietro. Ringrazio il sindaco Beppe Sala per il lutto cittadino, anche se non è neanche la pallida ombra dei sindaci della tradizione riformista. A Milano mi aspetto un luogo pubblico dedicato a tutti e due, Bettino Craxi e Paolo Pillitteri”.
Anche Giampiero Borghini, che è stato sindaco di Milano nel 1992 dopo Paolo Pillitteri, ha voluto rendere omaggio al collega. Il passaggio di testimone “fu un passaggio decisivo per Milano. Milano da allora è cambiata molto grazie a quel passaggio, l’ha fatto guardando se stessa e domandandosi chi è. Milano è quella che vedete oggi. Il mio rapporto con Pillitteri era magnifico, era una persona di una straordinaria simpatia, io sono uscito dal mio partito per votarlo e sostenerlo, quindi non ho fatto fatica a prendere il suo posto, per me è stato il più grande onore. Milano è sopravvissuta alla grande alla crisi”.
Aggiornato il 09 dicembre 2024 alle ore 16:44