La situazione del fu campo largo è a dir poco caotica. Allo schema classico secondo cui Matteo Renzi attacca Giuseppe Conte, con il leader pentastellato che replica mandando a monte la coalizione, si aggiunge un nuovo tassello. Sorprendente. Vincenzo De Luca, noto estimatore del renzismo, si ritaglia un ruolo di inedito pontiere tra i due litiganti. Secondo il presidente della Campania, “per superare questo Governo occorre proporre all’Italia una coalizione credibile e un programma che parli alla maggioranza degli italiani. A questo problema, tutti sono chiamati a dare una risposta”. È quanto afferma De Luca in un’intervista alla Stampa. “Non credo – aggiunge – che servano i veti. Ma serve certamente la coerenza politica. L’alternativa sarebbe quella, francamente umiliante, di dichiarare di non essere in grado di proporre una credibile svolta politica”. Altro dato inatteso riguarda gli attestati di stima che il governatore campano rivolge alla segretaria del Partito democratico.
“Credo – afferma – che Elly Schlein abbia assunto la sola posizione ragionevole possibile. I Cinque stelle hanno conosciuto una fase iniziale di rottura, di messa in discussione della politica di casta, con parole d’ordine a volte improbabili, con eccessi di toni, con irriverenza. Poi c’è stata l’esperienza di Governo. Oggi guardo con rispetto al problema di costruire un’organizzazione solida, e di promuovere un radicamento nei territori, anche con la messa in discussione dei due mandati. È un lavoro difficile. Credo che, fatti i chiarimenti programmatici necessari, i Cinque stelle siano del tutto affidabili. Quello che credo sia inaccettabile per Conte è la definizione già chiusa di ruoli futuri. Da questo punto di vista è necessario avere, anche da parte del Pd, equilibrio e generosità”. Per De Luca nel Pd “rimangono aperti i problemi del peso condizionante delle logiche correntizie che diventano, alla fine, l’unico canale di formazione dei gruppi dirigenti, al di là di merito e competenze”. Nel finale, De Luca torna polemico e battagliero. “Le chiacchiere di anni sul terzo mandato sono insopportabili. La norma nazionale non è autoapplicativa e le regioni possono decidere in autonomia. In Liguria il Pd candida, e giustamente, un dirigente (Andrea Orlando, ndr) al sesto mandato, compresi tre incarichi ministeriali. Quanto alla Campania, per quello che c’è da fare, non devo chiedere il permesso a nessuno”.
Aggiornato il 03 ottobre 2024 alle ore 17:21