Mulè: “Uscire dalla discarica giustizialista”

Dice che è il momento di uscire dalla discarica giustizialista. E sul problema del sovraffollamento nelle carceri, sottolinea un ragionamento che suona così: se non riusciamo a risolverlo “allora che ci stiamo a fare al Governo?”. Non giro troppo intorno alla questione il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè. Il vicepresidente della Camera, nel colloquio con il Foglio, ammette: “A febbraio, quando i suicidi erano 18, era un’emergenza. Adesso non lo è più. È la constatazione che siamo stati incapaci di gestire l’emergenza”.

A seguire, poi, propone “non un’amnistia, ma il coraggio di procedere a un intervento sulla custodia cautelare. In Italia circa il 20 per cento dei detenuti è ancora in attesa di un giudizio di primo grado. In migliaia soffrono le pene dell’inferno e saranno poi giudicati innocenti. Lega e Fratelli d’Italia hanno sensibilità diverse, va bene, ma noi come Fi abbiamo l’obbligo di invitarli a ragionare”.

Insomma, per Mulè, “Forza Italia, alla coalizione, deve essere in grado di indicare anche un percorso. Se alla fine dell’anno arriveremo, Dio non voglia, alla cifra enorme di 100 suicidi, non siamo autorizzati a scandalizzarci, a piangere, perché le nostre responsabilità sono evidenti. Dietro questi morti ci sono orfani, vedove, famiglie distrutte. Ecco perché ci vuole un’assunzione di responsabilità collettiva per un cambio di rotta vero, repentino”.

Infine, manda un messaggio al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. In pratica, sostiene che molte cose espresse dal Guardasigilli sono condivisibili e che ha una cultura garantista. Allo stesso tempo c’è un però, ovvero “una scarsa corrispondenza con quello che finisce nei decreti. Mi viene da pensare che ci sia, tra coloro che lo circondano nell’attività al Ministero, qualche magistrato che lo condiziona”.

Sul decreto carceri, e circa l’istituzione di un commissario straordinario, interviene Maurizio Lupi di Noi moderati. Intervistato dal Qn, sottolinea che è “un segnale positivo. È inutile rinfacciarci l’un altro con l’opposizione chi ha fatto di più e chi meno”. Dopodiché, evidenzia che siamo davanti a un “primo passo fondamentale, alcuni provvedimenti aiutano alla semplificazione delle procedure sulla libertà anticipata e pure l’accompagnamento all’uscita che corregge gli errori che furono fatti nel 2006 con l’indulto, quando si fecero uscire 15mila persone dal carcere, ma poi molti, non accompagnati, tornarono dentro dopo poco. Il problema non è svuotare ma evitare la recidiva – termina – il lavoro, la rieducazione e l'accompagnamento sono fondamentali, come d'altra parte dice la Costituzione”.

Aggiornato il 09 agosto 2024 alle ore 14:05