La democrazia non si esprime solo con il voto

In prossimità delle elezioni europee siamo stati bombardati da spot e messaggi finalizzati a spingere i cittadini dell’Unione a recarsi alle urne.

In estrema sintesi, il concetto che viene veicolato è quello che fonda le nostre democrazie avanzate sul principio del voto; da qui ne consegue che più alta è la percentuale degli elettori che esercitano tale diritto e più solida risulterebbe essere il relativo sistema democratico.

“Usa il tuo voto, o gli altri decideranno per te”, questo è il mantra contenuto in codesta ossessiva campagna di massa.

Ebbene, da convinto liberale, non penso affatto che l’esercizio del voto costituisca il principale elemento per valutare la salute di una moderna democrazia. Tant’è che in quella considerata ancora come la più importante democrazia dell’Occidente, gli Stati Uniti – in cui si vota per ogni cosa, persino per eleggere i dirigenti della locale azienda che gestisce lo smaltimento dei rifiuti - nelle presidenziali non è raro che meno della metà degli aventi diritto si rechino ai seggi.

Ora, senza entrare nella complessità di un argomento che necessiterebbe di un trattato, ossia i motivi del generalizzato e costante calo di votanti che si registra praticamente in tutto il mondo economicamente più avanzato, personalmente ritengo che il più importante elemento che mantiene la stabilità del nostro sistema democratico vada ben oltre il pur importante esercizio del voto. In poche parole, esso si basa sulle intangibili garanzie che sono previste nella legge suprema, cioè la Carta costituzionale. Tant’è che, così come accadeva ai tempi “gloriosi” del socialismo realizzato, ancora oggi in alcuni Paesi, che di democratico hanno solo l’aggettivo, gli elettori votano con percentuali bulgare, mentre la libertà dei singoli cittadini rappresenta qualcosa di utopistico.

D’altro canto, oltre al fatto che possono essere diverse le motivazioni che spingono gli stessi elettori a stare a casa – motivazioni non sempre fondate su una reale insoddisfazione – occorre dire che la principale ragione sociale di chi decide di fare della politica una professione è quella di ottenere il maggior numero di consensi, per cui è abbastanza logico che costoro tendano ad idealizzare il loro prodotto, analogamente a ciò che accade nel mercato dei beni e dei servizi.

L’importante è, sempre a mio modesto parere, che si pongano solidi limiti costituzionali alla loro azione, impedendo a chi vota di contribuire inconsapevolmente all’affermazione di ciò che alcuni pensatori elitisti definivano come dittatura della maggioranza.

Oltre al fatto che, in linea con ciò che sostenne il filosofo David Henry Thoreau, molti autentici liberali pensano che il governo migliore è sempre quello che governa meno.

Aggiornato il 10 giugno 2024 alle ore 11:26