Sebbene io non mi senta un grande sintonia politica con Carlo Calenda e il suo partitino, sto seriamente pensando di votare per Cuno Tarfusser, candidato alle elezioni europee nelle liste di Azione nella Circoscrizione Nord-Occidentale. Sostengo questa eventuale scelta, da convinto garantista, per onorare la figura di un coraggioso magistrato che, presentando una richiesta per la revisione del processo di Erba, ha gettato un clamoroso macigno nello stagno melmoso di una giustizia italiana sempre più bisognosa di una intelligente riforma.
Ciò è, a mio modesto parere, dimostrato proprio dalla precisa presa di posizione di un uomo integerrimo come Tarfusser, in quanto è stato l’unico magistrato che, avendo letto gli atti che hanno portato alla condanna passata in giudicato di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ha evidenziato con estrema chiarezza le impressionanti lacune di un impianto accusatorio che faceva acqua da tutte la parti sin dai primi riscontri investigativi.
Tant’è che nella documentazione trasmessa alla Corte d’appello di Brescia, che è costata una sanzione al magistrato altoatesino, comminata dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, Tarfusser ventila la possibilità di una vera e propria frode processuale ai danni della coppia condannata all’ergastolo.
“Questo procedimento disciplinare un po’ mi offende, un po’ mi indigna – dichiarò Tarfusser dopo aver ricevuto la sanzione – ma non mi meraviglia: fa parte di un trattamento che ho ricevuto sin da quando sono rientrato dall’estero, quattro anni fa. Ho dovuto prendere atto che il successo non mi è perdonato e che il merito non mi è riconosciuto. Ma ho fatto bene ad agire come ho agito, altrimenti oggi non saremmo alle porte dell’apertura di un nuovo processo per i coniugi Bazzi e Romano (cosa che poi si è effettivamente concretizzata). Mai mi sarei aspettato – aggiunse – dopo quasi quarant’anni di servizio durante i quali ho sempre lavorato con serietà, dedizione, passione e correttezza, di trovarmi di fronte al Csm incolpato proprio per questo motivo”.
D’altro canto, come citato nella sua dichiarazione, il curriculum di Tarfusser risulta di grande prestigio, avendo fatto parte dei giudici della Corte penale internazionale per 10 anni, di cui 7 con la qualifica di vicepresidente. In precedenza, ha occupato la poltrona di procuratore capo a Bolzano. In quella veste ha diminuito i costi e ha aumentato l’efficienza della stessa Procura, tagliando in particolare le spese per le intercettazioni, di cui l’Italia è da sempre ai vertici del mondo avanzato.
In definitiva, Tarfusser rappresenta degnamente la figura di quel proverbiale giudice di Berlino del quale la nostra claudicante giustizia avrebbe un grande bisogno.
Aggiornato il 23 maggio 2024 alle ore 10:42