Un botta e risposta, verrebbe da aggiungere senza esclusione di colpi. Da una parte Roberto Salis, padre di Ilaria, l’insegnante antifà che ha ottenuto i domiciliari a Budapest (era in carcere in carcere dall’11 febbraio del 2023, accusata di aver aggredito, con altri, tre esponenti di estrema destra), che dice alla Stampa “finché mia figlia resta in Ungheria io non sono tranquillo. Al telefono ci siamo detti che sarà meraviglioso riabbracciarci. Era molto contenta. Entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere. Sono stati mesi molto duri”. Queste le parole. Inoltre, ha aggiunto che si sente di “escludere” che ci sia stato un intervento del Governo. “Da quando mia figlia ha accettato la candidatura con Avs tutti i canali di comunicazione esistenti con la diplomazia italiana si sono completamente chiusi. È calato il silenzio più assoluto”.
Dall’altra parte, invece, Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri osserva: “Noi difendiamo e tuteliamo sempre i cittadini italiani, se la signora Salis chiederà di andare ai domiciliari in Italia noi sosterremo la proposta. Credo si possa fare e che non sia in contrasto con il diritto comunitario. Per il resto – ammette – non rispondo a polemiche di cittadini, noi facciamo il nostro dovere e sono fiero di tutti i nostri diplomatici, fiero del lavoro che ha fatto la nostra ambasciata in Ungheria e di quello che ha fatto il nostro consolato. Non sono parole dette in libertà che possono offuscare l’immagine di donne e uomini che rappresentano il nostro Paese”.
Aggiornato il 16 maggio 2024 alle ore 15:51