Il Partito democratico va in ordine sparso sul Jobs Act e il relativo referendum da firmare. Così emergono le spaccature. Nel frattempo, la segretaria dem Elly Schlein, a Rtl 102.25, prova a gettare acqua sul fuoco: “Il Pd fa i congressi e li fa davvero, discute e poi definisce una linea. Questo non significa che non sia un partito plurale, legittimamente altri non firmeranno il referendum sul Jobs Act. Non vedo un partito diviso e frammentato come tanti raccontano”.
Simona Malpezzi, co-coordinatrice dell’area Bonaccini, interpellata dall’Ansa sull’annuncio di Schlein di voler firmare il referendum sul Jobs Act: “Io non firmerò e penso sia sbagliato firmare. Si fa presto dire abolire il Jobs Act ma vorrei che guardassimo dentro a quella riforma per capire veramente di cosa stiamo parlando. Anche perché molte cose non ci sono più e altre, tipo Naspi, meritano riflessioni”.
“Cancellare il Jobs Act significa annullare una stagione positiva della storia del Partito democratico. Una stagione frutto dell’impegno non solo di Matteo Renzi, ma di tutti i parlamentari e rappresentanti di Governo che sostennero e approvarono quella legge. Anche di coloro che oggi subiscono la decisione di Elly Schlein, senza dire nulla. Un bel modo per tante amiche e amici che si definivano riformisti di inaugurare la campagna elettorale per le Europee”. Così la dirigente di Italia Viva, Teresa Bellanova, candidata alle Europee con la lista Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Sud.
“Elly Schlein ha detto che firmerà il referendum della Cgil e dei Cinque stelle contro il Jobs Act. La segretaria del Pd vuole dunque abolire una legge del Pd! Una legge che ha creato più di un milione di posti di lavoro e che ha esteso i diritti a cominciare dal divieto di dimissioni in bianco per le donne in gravidanza”. Così il leader di Italia viva, Matteo Renzi, nella sua enews. “Ma soprattutto Elly Schlein con questa scelta ha definitivamente cambiato il Pd: chi vota il Pd, vota Cgil. Potete pure scrivere il nome di un candidato riformista sulla scheda: i voti andranno comunque a un gruppo dirigente che preferisce il reddito di cittadinanza e i sussidi rispetto al Jobs Act e a Industria 4.0”.
Per il sindaco di Firenze e candidato Pd alle Europee, Dario Nardella, in merito al dibattito sul Jobs Act “dobbiamo evitare che il centrosinistra si divida e si laceri su questo tema che è una riforma di 10 anni fa. Il lavoro è un tema molto complesso, dovrebbe unire le sinistre e il centrosinistra e non dividerle. Vedo un rischio di una lacerazione soprattutto in un momento delicato come quello della campagna elettorale in vista delle Europee. Credo che lo sforzo che deve fare la politica e il centrosinistra – sottolinea – sia quello di superare una contrapposizione tra chi ritiene che il Jobs Act abbia risolto tutti i problemi del Paese o chi ritiene al contrario che il Jobs Act sia la causa di tutte le criticità del mondo del lavoro. Il nostro compito è quello di trovare una sintesi e guardare al futuro con una proposta di riforma complessiva del mondo del lavoro. Anche perché a distanza di 10 anni sono emersi punti di criticità molto forti come la sicurezza sul lavoro, i nuovi lavori e le precarietà legati a questi e il problema di far incontrare la domanda e l’offerta”. Per Nardella “un referendum abrogativo ha il limite di ripristinare la normativa precedente: per questo è necessario lavorare tutti insieme ad una riforma, non dividiamoci sul passato ma uniamoci su una proposta di riforma per il futuro”.
Aggiornato il 06 maggio 2024 alle ore 18:39