Dopo un anno e mezzo di Governo e dopo i risultati raggiunti su diverse emergenze, quali lo stato preoccupante dell’avanzamento del Pnrr, penso sia arrivato il momento per esaminare e, se necessario, anticipare il superamento di alcune criticità che o sono già evidenti o esploderanno nei prossimi mesi.
1) Sicuramente la prima emergenza è quella legata al rapporto tra il nostro Paese e la nuova Unione europea. Ho infatti ricordato più volte che a giugno non eleggeremo parlamentari europei con il ruolo di essere semplici rappresentanti del nostro Paese in Europa, ma eleggeremo parlamentari che, in base a una riforma già pronta e che sarà varata entro il corrente anno, decideranno a maggioranza determinate leggi e direttive. La Commissione europea, a sua volta, approverà delle scelte che saranno valide solo dopo l’approvazione del Parlamento. Cioè, forse non ce ne siamo ancora resi conto, ma questa volta l’Unione europea approva e rende operative norme che noi, per anni, abbiamo preferito solo richiamare come obiettivi da traguardare. Mi riferisco solo a titolo di esempio:
– alla riforma portuale e interportuale (una riforma che l’Unione europea affronterà sicuramente dando particolare importanza e ruolo alla portualità del Nord Europa; una riforma che subiremo passivamente vista l’assenza di un impegno nazionale a produrre un nuovo strumento);
– alla costruzione organica e supportata da adeguate risorse delle Zone economiche speciali (Zes);
– alla concreta attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in un’ottica non nazionale ma comunitaria;
– alla rilettura motivata delle soglie socio-economiche delle Regioni ubicate all’interno dell’Obiettivo Uno;
– alla esclusione dal debito pubblico, di ogni singolo Stato della Unione, degli interventi infrastrutturali ubicati sulle Reti Ten–T;
– alla istituzione di un nuovo Pnrr dedicato solo alla messa in sicurezza del territorio dell’intero sistema comunitario.
Questo sintetico elenco di azioni, non avendo il nostro Paese finora fatto nulla o poco per riportarlo all’interno di un’azione di Governo, sarà sicuramente subìto programmaticamente, non avendo affrontato queste emergenze e queste criticità da anni. Ricordo che la riforma portuale è del 1994 (cioè di 30 anni fa): inseguiremo le proposte dell’Unione europea e, in molti casi, le subiremo
2) Un’altra emergenza che sarà necessario affrontare da subito, e forse il Documento di Economia e Finanza (Def) dovrebbe già darne una prima anticipazione, è la copertura delle opere che erano nel Pnrr ma che proprio in questi mesi, dopo una attenta verifica della loro impossibilità a rispettare la scadenza del 30 giugno 2026, sono state trasferite nel bilancio ordinario dello Stato. Il quadro degli interventi non è ancora chiaro e non è, a mio avviso, definitivo. Tuttavia, siamo in grado di stimare, per tali interventi, un valore minimo di 15-20 miliardi di euro. È una cifra affatto modesta, se si tiene conto che la Legge di Stabilità 2025 parte già con una penalizzazione di 12 miliardi di euro relativi al nuovo vincolo imposto dal Patto di Stabilità della Unione europea.
Forse, di fronte a un simile e difficile equilibrio finanziario il Governo farebbe bene anche a intravvedere un possibile coinvolgimento del privato, o una rilettura delle logiche con cui si è deciso di rendere gratuito il transito su assi stradali, con caratteristiche autostradali, di proprietà dell’Anas. Lo so, pedaggiare la Salerno-Reggio Calabria o il collegamento tra il Gran Raccordo Anulare di Roma e l’aeroporto di Fiumicino, è un atto impopolare. Tuttavia, ricordo che una simile scelta non è assolutamente paragonabile ad una “tassa” ma è solo il pagamento della qualità di un servizio.
3) Inoltre, sarà bene prepararsi anche a un ritorno della crisi dei consumi. Non ce ne siamo ancora resi conto, ma dopo la Seconda guerra mondiale mai l’intera economia del pianeta aveva vissuto contestualmente una serie di crisi belliche così forti, e così determinanti per la economia, in particolare sul teatro economico ubicato nel bacino del Mediterraneo. Il naturale aumento dei prezzi dei prodotti causato dalle guerre in Ucraina, in Israele e nel Mar Rosso porterà automaticamente a un forte contenimento dei consumi. Il mondo dell’autotrasporto (primo settore in grado, da sempre, di pre-allertare i fenomeni macroeconomici) ha proprio pochi giorni fa lanciato primi segnali in tal senso. Un simile crollo penso debba anche essere attentamente monitorato, perché sarebbe bene non illudersi di crescite del Pil poco difendibili. Molti diranno: ma oggi l’economia del nostro Paese vive un momento positivo. Ciò è vero, tuttavia i fenomeni al contorno della nostra economia non ci danno un’adeguata tranquillità.
4) Ancora, come anticipato pochi giorni fa, non possiamo continuare ad avere sistematiche criticità nei transiti lungo l’arco alpino e ciò non solo con l’Austria ma anche con gli altri Paesi. È vero, nel caso degli altri transiti le motivazioni sono legate a eventi manutentori o ad incidenti, mentre nel caso dell’Austria è solo un fatto “amministrativo”; tuttavia è impensabile che l’Unione europea non affronti questo vincolo fisico che assicura il transito a circa 41 milioni di tonnellate di prodotti all’anno; è davvero preoccupante che la Unione europea non prenda due immediate decisioni:
– istituzione di un commissario della Unione europea con la missione di garantire la fluidità dei transiti lungo l’intero arco;
– istituzione di un Fondo comunitario per coprire gli eventuali danni subiti dai vari Paesi generati dal rallentamento o dal blocco di alcuni valichi.
5) Infine, in un Paese industrialmente avanzato, in un Paese membro del G7 quindi tra i Paesi leader dell’economia mondiale, è davvero sconcertante che la emergenza del centro siderurgico di Taranto e della capacità di produrre acciaio all’interno del Paese sia stata vissuta, e sia vissuta, come un caso settoriale, come una emergenza di un ambito territoriale del Paese. Questo Governo ha impiegato 16 mesi per assumere una decisone che andava assunta un’ora dopo il suo insediamento. E ancora siamo alla fase iniziale, cioè alla felice fase di una valida terna di commissari. Ora occorre definire con quali risorse ridare funzionalità all’impianto, con quali risorse garantire l’abbattimento dell’impatto ambientale, con quali risorse ricostruire condizioni di crescita non solo nella città di Taranto ma di un hinterland che abbraccia l’intero Salento. E questa è una grave emergenza, perché coinvolge oltre 20mila persone ormai senza lavoro. Questa è una emergenza che fra tre anni, alla fine della legislatura, peserà moltissimo sul bilancio dell’operato di questo Governo e di questa maggioranza parlamentare. Peserà non solo a livello regionale ma sull’intero consenso nazionale
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
Aggiornato il 03 maggio 2024 alle ore 10:25