Suicidi in carcere: l’appello dei garanti

Un elenco definito “agghiacciante”. Uno “stillicidio insopportabile”. A cui segue una “sensazione di inadeguatezza” delle attività di prevenzione. I garanti territoriali lanciano un appello, rivolto al Parlamento e al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il tema è quello dei suicidi in carcere. Una problematica su cui riflettere. E per la quale servono “interventi urgenti”.

I garanti, nel dettaglio, sostengono che la maggioranza dei detenuti “vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle ore d’aria. Questa è una violazione dei principi della Carta costituzionale e dell’ordinamento penitenziario. Tale situazione non è insuperabile. È necessario riempire di senso il tempo della detenzione – sottolineano – offrendo più attività culturali, lavorative, sportive e ricreative. Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche più colloqui, telefonate, videochiamate”. Con l’aggiunta: “È necessario personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza”.

Inoltre, è sottolineata la necessità di “un maggior numero di misure alternative alla detenzione. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione. Chiediamo dunque a tutti i parlamentari norme specifiche e urgenti, e al ministro di Giustizia provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del Presidente della Repubblica”.

Aggiornato il 17 aprile 2024 alle ore 15:56