“Israele è l’unico posto in Medio Oriente dove le donne sono e possono essere libere. Faccio una proposta: l’8 marzo è una Festa della donna ma nacque da una data luttuosa. Il 7 ottobre è una data luttuosa, diventi quindi la data e il giorno contro il femminicidio di massa”. Così la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, alla manifestazione dell’associazione Setteottobre per le donne ebraiche. “Non tutte le associazione sono dalla parte di Non una di meno e non tutte dimenticano la sorellanza”.
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, circa la manifestazione organizzata per oggi da Non una di meno che nella piattaforma parla di “cessate il fuoco su Gaza per fermare il genocidio, la fine dell’apartheid e dell’occupazione coloniale in Palestina”, all’Ansa dice che il corteo “non è assolutamente aperto a tutte. Non lo era il 25 novembre e non lo è adesso. Il manifesto che evidenzia che c’è solo quello di dolore e di orrore da denunciare, rispetto a mille che ci sono nel mondo, e già questo spiega che si è fatta una scelta di campo, di stare solo da una parte”. Sempre Di Segni, alla stessa agenzia, evidenzia: “Questo 8 marzo deve essere dedicato innanzitutto a capire quello che succede nei luoghi dove noi viviamo. Qua in Italia. Quello che viviamo come donne italiane. Questa è la priorità. Tutto il resto – continua – se posto in una maniera distorta non aiuta ma aggrava perché distoglie lo sguardo dai problemi che abbiamo in Italia. Non solo, ma genera ancora di più, attraverso il filtro tema donne, la distorsione sul tema Israele-palestinese, e il tema della convivenza tra ebrei e le altre fedi. Questa è la cosa grave”. Poi, sul tema specifico, rimarca: “Con la scelta che fanno, soprattutto Non una di meno, loro distolgono lo sguardo da quello che succede qui, dove ci sono infinite emergenze, e dolore, sul tema donne in Italia – sia per il tema violenza ma anche su tutti gli altri temi che riguardano la parità di genere – e lo fanno, appunto attraverso il filtro tema donne, in maniera violenta e strumentale, prestandosi alla distorsione e alla trattazione prettamente politica, del conflitto israelo- palestinese. Di una guerra che ha una complessità infinita”.
Intanto, nel sit-in in piazza Santi Apostoli, compaiono stendardi come: “Ignorate perché ebree israeliane. Non Una di Meno; Metoo; Telefono rosa; Differenza donna. Dove siete?”. Una ragazza dal palco fa sentire la propria voce: “Care amiche di Non una di meno: noi non giustifichiamo mai gli stupri e le torture. Sono crimini contro l’umanità anche se compiuti contro di noi. La nostra voce si sentirà forte e chiara e non smetteremo di parlare”.
Di Segni, dal palco della manifestazione organizzata dall’associazione Setteottobre, sottolinea: “Ci sono crimini che hanno un solo volto ed è quello della donna. È dovere morale, istituzionale, religioso, credere a queste donne anche se non possono più parlare. Dovrebbe essere istinto naturale. Evidente che, se il contesto in cui viviamo – come ebree ed ebrei italiani – è capace di ribaltare qualsiasi verità e rendere affidabile qualsiasi fonte del terrorismo abbiamo un motivo per vacillare e preoccuparci. Perché mai le violenze filmate con pedissequa ostentazione dagli stessi terroristi, ribadite e dossierate da Israele e le associazioni di volontariato da mesi e mesi, fornendo dettagli circostanziati dei nomi, luoghi, metodi appena l’altro giorno sono dati sottoposti ad un “vediamo, sì, ma” da verificare, accertare, indagare, capire, controtestare da parte dell’Onu stessa che ha rilasciato un primo rapporto, così come da numerose associazioni femministe, mentre le affermazioni generiche e decontestualizzate rilasciate da Hamas sono verità assolute con sigillo notarile a prescindere da ogni verifica? Vuol dire che all’orrore della violenza sessuale si aggiunge la distorsione dell’odio antisemita”. Con un passaggio: “Per chi ha compiuto quelle oscenità barbare e per chi ha distolto lo sguardo. Per chi continua ad insistere sul termine genocidio e per chi monta mediaticamente parole e immagini per nutrire le menti di infamia e incendiare le piazze anche qui, la nostra risposta è la verità e la solidarietà. Alle donne di Non una di meno dico: se foste lì, sareste state violentate e massacrate anche voi, senza esitazione. Il nostro impegno – conclude – è nelle nostre città e la nostra voce ribadisce ripudio da ogni negazione ed esaltazione di falsità che generano anche qui quelle medesime legittimazioni di terrore e odio”.
(*) Foto Facebook Comunità ebraica di Roma
Aggiornato il 08 marzo 2024 alle ore 14:10