Pd vago: se lo dice Zanda

Bene, ma non benissimo. L’ex senatore dem, Luigi Zanda, in un’intervista su Repubblica – seppur con garbo – non le manda certo a dire. A cominciare da Elly Schlein, che enuncerà anche dei buoni ideali “ma non sempre riesce a spiegare come raggiungere i risultati, specie in campo economico”. Che non è un dettaglio. Inoltre, ricorda che “Ciampi e Prodi avevano visione e concretezza”. Cosa che, leggendo Zanda, non si avverte nelle corde della segretaria del Partito democratico: “Va bene dichiararsi contro le disuguaglianze. Ma dobbiamo dire anche dove trovare le risorse per abbatterle. Disuguaglianze, ma anche debito pubblico, sviluppo economico, sovranità europea, occupazione meritano qualcosa di più di una definizione di principio”. Insomma, è aria fritta quella sta tirando.

Zanda, andando avanti, segnala che “sono state prese decisioni difficili da capire”. Quindi entra nello specifico: “A Monza è stato candidato Cappato contro il parere della segreteria locale, a Firenze e in Sardegna, alla vigilia del voto, se ne vanno pezzi importanti del partito, le primarie si fanno solo se vuole Conte, che non le vuole mai. E poi non mi ha convinto la gestione del caso Bigon (la consigliera regionale veneta che ha votato contro il fine vita, ndr)”. E su quest’ultimo caso, Luigi Zanda osserva: “Non condivido il suo voto, avrei votato a favore, ma la sua destituzione è un errore, anche perché preso senza consultare la segreteria nazionale”. Anche perché, evidenzia, “in un partito ci si rispetta, tollerando posizioni diverse, senza giungere alla destituzione. Ho come l’impressione che il partito si stia trasformando in un movimento”. Ovvero: una struttura “esile”. Con una segreteria divenuta “lo staff del segretario”. Fino alla bordata: “La vaghezza politica rispecchia quella organizzativa”.

Per dovere di cronaca, Zanda non mette in discussione Schlein, “la segretaria è in carica”. Però il partito “ha il dovere di discutere con lei sul futuro del Pd, favorendo quindi il dibattito interno, che invece non vedo”. E il problema non è di adesso: “Da quindici anni il Pd non si ferma a riflettere su se stesso. Vedo che Schlein dice sempre che non bisogna guardare lo specchietto retrovisore, ma chi non lo guarda mentre guida rischia di finire fuori strada”.

In ultimo, Luigi Zanda non vede di buon occhio il rapporto tra Pd e il Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte: “Noto una sottomissione ai suoi sberleffi che non mi piace. Tutte le volte che gli si va incontro, lui pone nuove condizioni, sempre più difficili”. Tanto è, se vi pare.

Aggiornato il 12 febbraio 2024 alle ore 13:22