Il Pd ha un problema di democrazia

Il Partito democratico ha diverse criticità al suo interno. Una di queste si chiama, guarda un po’, democrazia. A dirlo non è un seguace della maggioranza di Governo, bensì Pierluigi Castagnetti, ex segretario del Partito popolare italiano e, soprattutto, tra i fondatori del Pd. In un colloquio con Qn rimarca l’esistenza di un certo malessere della componente cattolica all’interno della galassia dem. E puntualizza: “Anche chi non è cattolico, è a disagio nel vedere la disinvoltura nel maneggiare materie come quelle etiche, consustanziali al sistema democratico”.

Il tema di specie è quello del fine vita. Secondo Castagnetti, per un’iniziativa di legge sulla questione “il punto di partenza debba essere la proposta Bazoli, frutto di un confronto nei gruppi parlamentari, non l’iniziativa di un singolo che non è stata nemmeno discussa. Qui, prima ancora che di contenuti, c’è un problema di democrazia nel partito anche per quanto riguarda il caso della consigliera veneta Anna Maria Bigon”. Chiaro il riferimento alla consigliera regionale del Veneto, in quota Pd, il cui voto (astensione) in dissenso dal Partito democratico ha pesato non poco per la bocciatura in Aula della “legge Zaia” sul fine vita. Bigon, peraltro, viene destituita da vicesegretaria provinciale dei democrat di Verona. Una decisione presa dal segretario provinciale, Franco Bonfante, mentre il Nazareno non ne sa nulla. Come precisato, per l’appunto, dal segretario regionale del Veneto, Andrea Martella e dal responsabile nazionale dell’organizzazione del Partito democratico, Igor Taruffi: “Scelta che non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta da Bonfante in totale autonomia”.

Castagnetti, a tal proposito, parla di una “vicenda sconvolgente”. E la pretesa che Bigon uscisse dall’Aula consiliare al momento del voto “rivela una concezione della democrazia strabiliante e in contraddizione con lo statuto del Partito democratico scritto, tra gli altri, anche da me e da Alfredo Reichlin”, poiché “noi abbiamo ripreso quanto previsto dalla Costituzione”. Inoltre, specifica che i rappresentanti del popolo, “parlamentari o consiglieri regionali che siano, non hanno vincolo di mandato. La libertà di coscienza, per una persona che è stata eletta, non è un fatto intimistico: è politico. Trovo gravissimo che qualcuno pensi si possa snobbare questo principio”.

Castagnetti, infine, non le manda a dire all’onorevole Alessandro Zan, il quale – come affermato di recente in una lettera a Repubblica – ribadisce: “Anche per me, come per la nostra segretaria, rappresenta una ferita la decisione della consigliera regionale veneta Anna Maria Bigon di partecipare al voto sulla legge regionale sul fine vita lo scorso 16 gennaio, invece di uscire dall’Aula, ponendosi in contrasto sia con la linea nazionale del partito, sia con quella del resto del gruppo consiliare Pd, il cui dialogo con la segreteria nazionale è stato costante”. Secondo tale ragionamento, Bigon, astenendosi “e dunque di fatto aggiungendosi al fronte dei contrari, insieme all’ala più reazionaria del Consiglio regionale, si è resa corresponsabile” dell’affossamento di una legge, che “non avrebbe introdotto il suicidio assistito – insiste Zan – già garantito dalla sentenza numero 242/19 della Corte costituzionale, ma avrebbe regolamentato questo diritto sotto il profilo amministrativo e procedurale, assicurandone tempi e iter certi”.

“Prima di impartire lezioncine – commenta Pierluigi Castagnetti – dovrebbe considerare che ogni giorno ci sono decine migliaia di religiosi e volontari cattolici che si impegnano ad assistere persone svantaggiate, che soffrono, proprio perché si inchinano all’autorità del dolore, per dirla con Dietrich Bonhoeffer”.

Aggiornato il 30 gennaio 2024 alle ore 14:35