Fine vita, la dem “disobbediente”

Ne abbiamo già scritto. Il Veneto ha bocciato il progetto di legge sul fine vita. In caso contrario, sarebbe stata la prima Regione italiana a legiferare sulla questione. I primi due articoli non sono passati per un voto. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno espresso il proprio no. Il governatore Luca Zaia, sul Corriere della Sera, ha confessato: “Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita”.

Eppure, sulla votazione finale, ha pesato anche l’astensione di Anna Maria Bigon, consigliera regionale dem, che al Corsera, in un’intervista, ha sottolineato: “A me dispiace che il Pd reagisca in questo modo, ma sbaglia. Non ho agito contro. Ho ritenuto sbagliato produrre leggi regionali su un tema così delicato. E ho pertanto fruito del diritto alla libertà del voto di coscienza, come avevamo concordato. La linea del gruppo regionale peraltro è diversa dalla linea del gruppo Pd alla Camera che votò il fine vita per recepire la sentenza Corte costituzionale”.

Parole, queste, che sostanzialmente fanno seguito a  quanto detto da Alessandro Zan, responsabile Diritti della segreteria nazionale del Partito democratico, che ha commentato – parlando del voto emerso nel Consiglio regionale del Veneto – “nel rispetto delle convinzioni e nelle idee di ciascuno, è doveroso sottolineare che, scegliendo l’astensione e non l’uscita dall’Aula al momento del voto, determinando assieme alla destra lo stop della legge, la consigliera Bigon ha agito contro la linea del gruppo del Partito democratico che considera una legge sul fine vita, nel solco della sentenza della Corte, una battaglia di civiltà prioritaria”.

“Era giusto parlare con tutti – ha invece sostenuto Bigon – ho ascoltato e espresso la mia opinione. Però io devo rispondere alla mia coscienza. Ed è quello che ho fatto”. E ha continuato: “Se davvero si vuole approvare una legge si presenta il testo in Parlamento. Ed è tanto più facile farlo approvare se si ha la maggioranza”. Infine, ha così motivato la sua astensione: “Mi occupo di sanità da diversi anni. So di cosa stiamo parlando. Quando si parla di garantire la libertà di scelta per il fine vita bisogna che sia assicurato anche l’accesso alle cure palliative”.

Aggiornato il 18 gennaio 2024 alle ore 16:35