Una scelta sbagliata

Dunque, ciò che non doveva assolutamente accadere è poi accaduto. Con la bocciatura della Camera dei deputati della ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) il Governo guidato da Giorgia Meloni abbandona in modo fragoroso la Realpolitik, che stava brillantemente caratterizzando la sua impostazione di fondo, per tornare nel campo preferito dei grillini: quello della pura propaganda a tutto tondo. Una propaganda in cui vale tutto e il contrario di tutto a seconda dell’interesse elettorale del momento. Non a caso il Movimento 5 stelle ha votato compatto contro il provvedimento di ratifica insieme a Fratelli d’Italia e Lega, dopo che il loro leader, Giuseppe Conte, da premier aveva fatto approvare il Mes poco prima di essere mandato a casa. Quindi ridicoli questi ultimi e, ahinoi, ridicoli tutti coloro i quali, raccontando di bloccare un passaggio deliberato dal resto dei partner europei coinvolti, sostengono di averlo fatto per salvaguardare l’interesse nazionale. Quando in realtà, ribadendo un concetto già espresso in precedenza, questo improvviso voltafaccia, che ha messo in grave difficoltà il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, risponde a una logica tutta interna alla maggioranza che poco o nulla ha a che vedere con l’estensione alle banche della zona euro dello medesimo ombrello finanziario di cui godono gli Stati membri.

In soldoni, dal momento che il partito di Giorgia Meloni e quello di Matteo Salvini pescano gran parte dei loro consensi in uno stesso bacino elettorale, l’argomento pretestuoso legato al Mes, da tempo sollevato dalla Lega e, ai tempi in cui era all’opposizione, da Fdi, viene in questo momento sostenuto, a mio avviso Obtorto collo anche da chi è in grande vantaggio sul piano dei medesimi consensi, ossia la formazione che esprime la presidente del Consiglio. In pratica, incuranti del grave imbarazzo che questa scelta scellerata sta creando in Europa e del rischio concreto di prendersi lo stigma da Paese abbastanza inaffidabile, i dirigenti di Fdi evidentemente non intendono regalare un argomento di un certo impatto politico, sebbene fondato su premesse assolutamente inconsistenti, ai loro alleati serpenti del Carroccio, soprattutto in previsione della non molto lontana tornata elettorale delle Europee, fissata in Italia il 9 giugno prossimo.

Si tratta di una pagina non certo felice per un Paese che deve fare i conti con un debito pubblico gigantesco, di cui una grossa parte è presente proprio nella pancia di quelle banche italiane che, sebbene al momento godono di relativa tranquillità, sono costrette a rinunciare a uno strumento il quale, anche se mai utilizzato, solo per il fatto di esistere costituisce un’ottima copertura nei riguardi delle possibili turbolenze dei mercati finanziari. In questo senso, come accade da tempo in tanti altri ambiti di grande interesse sociale ed economico, la mancanza di una corretta informazione di massa, troppo spesso sostituita dalla propaganda, favorisce simili e autolesionistiche decisioni.                   

Aggiornato il 22 dicembre 2023 alle ore 11:22