La Russa, il premierato e le polemiche sul capo dello Stato

Ignazio La Russa interviene sul premierato. Il presidente del Senato, nel suo incontro con la stampa parlamentare, per il tradizionale scambio di auguri per le feste, è un fiume in piena. Se avesse avuto “una bacchetta magica” avrebbe “previsto senz’altro l’elezione diretta del presidente della Repubblica”, seppur con “tutti i contrappesi del caso”, ma siccome non tocca a lui decidere, da solo, riconosce che quella messa in campo dal governo per il premierato è senz’altro un’ottima riforma, la “meno invasiva”, “il minimo che si potesse fare”. Secondo La Russa, “i poteri costituzionali del presidente della Repubblica non verranno intaccati dalla riforma, nel senso che nessuno degli articoli che li riguardano verrà modificato”.

Ma, aggiunge, c’è una Costituzione materiale ormai che attribuisce” al capo dello Stato “poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva e un’elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe ridimensionare l’utilizzo costante di questi ulteriori poteri, ridimensionarli non eliminarli”. “Sarebbe un atto di salute per la nostra Costituzione – osserva – non un atto di debolezza, perché lascerebbe ai presidenti della Repubblica quei compiti che i padri costituenti vollero in larga parte e che i presidenti hanno dovuto meritoriamente allargare nel tempo per supplire alle carenze della politica, tra le quali quella della necessità della politica di difendersi dalla durata troppo breve dei governi”. Una presa di posizione sui poteri del Colle che fa insorgere anche il Pd, con il deputato Federico Fornaro che accusa la seconda carica dello Stato di “aver gettato la maschera” indicando quale sia “il vero obiettivo della riforma del premierato: ridurre gli attuali poteri del presidente della Repubblica, nonostante la maggioranza degli italiani” abbia sempre “dimostrato di avere piena fiducia nell’operato del Quirinale”.

“La Russa dice che il presidente della Repubblica agisce al di fuori della Costituzione – incalza Angelo Bonelli – un attacco così diretto al capo dello Stato non può che richiedere dimissioni immediate”. Ma il presidente del Senato si difende e, in una nota, riporta parola per parola quanto detto ammettendo di dimenticare “sempre che quando si parla di riforme bisogna stare attenti a chi non capisce per analfabetismo costituzionale o a chi fa finta di non capire per inveterata malafede”. Quindi, ribadisce il suo “totale rispetto” verso Sergio Mattarella che “è tanto ovvio quanto conclamato”. Ma la precisazione non placa gli animi. Con il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, che avverte: “Giù le mani dal capo dello Stato”. Definendo “un disegno pericoloso” quello che “porta avanti” la riforma sul premierato, cioè, “depotenziare il ruolo del presidente della Repubblica, modificare l’equilibrio tra i poteri”.

Sollecitato dai cronisti, La Russa parla anche del ruolo del Parlamento assicurando come la “sua compressione” per colpa di decreti e voti di fiducia sia un problema “endemico” e come non si escluda che nella riforma possano essere inseriti “correttivi” per ridare centralità alle Camere. A suo avviso, comunque, “la seconda parte della Costituzione va cambiata” non solo perché lo prevede il programma con il quale si sono vinte le elezioni, ma anche per garantire maggiore durata ai governi e per evitare il più possibile che arrivi a Palazzo Chigi chi non è stato eletto. Per quanto riguarda la possibilità che Giorgia Meloni si candidi ovunque come capolista per le Europee ricorda che “anche Berlusconi lo fece sempre”.

Aggiornato il 19 dicembre 2023 alle ore 17:16