L’antisemitismo resuscitato dopo il 7 ottobre

La partecipazione c’è. E non può essere altrimenti. In piazza del Popolo – a Roma – sventolano insieme il tricolore e anche la stella di David. La minaccia della pioggia non ferma l’evento “No antisemitismo, no terrorismo”, manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica capitolina e dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). Nell’occasione, vengono rimossi – all’altezza di piazzale Flaminio – degli adesivi con scritto “Sionisti nazisti”. Non è chiaro se si tratti di un’affissione ad hoc oppure se risalga a qualche giorno prima.

Gli organizzatori ci tengono a ribadire che la religione non deve trasformarsi in alcun modo in uno “strumento di guerra”. Come spiegato da Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, che nell’occasione si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “Avremmo voluto non essere noi a organizzare ma essere ospiti della manifestazione promossa dalle istituzioni. Siamo noi, alla fine, i promotori. Ci prendiamo questa responsabilità, ma vogliamo far capire che noi non siamo quelli da compatire, questa è una responsabilità collettiva. Ci dobbiamo unire, essere insieme a tutte le forze politiche”.

Duro anche l’affondo di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma: “Il massacro del 7 ottobre è stato presto rimosso da gran parte della pubblica opinione. È sceso il silenzio anche sugli stupri e le violenze commessi contro centinaia di donne ebree, il 7 ottobre. Stupri e violenze inaudite commessi contro i bambini ebrei, i nostri bambini. Questo si chiama antisemitismo, oltre che insopportabile sessismo. L’antisemitismo non riguarda soltanto gli ebrei, ma riguarda tutti, perché infrange le fondamenta stesse della nostra civiltà. Le pietre di inciampo profanate, qui a Roma, le stelle di David accomunate alle svastiche naziste sono una violenza che nega a noi ebrei il diritto al ricordo, il diritto a esistere. E dileggia, deride la società democratica. Il 7 ottobre – nota – abbiamo assistito a un pogrom in Terra di Israele, il Paese nel quale gli ebrei dovrebbero sentirsi più al sicuro. Il paradosso è che quel massacro ha resuscitato l’antisemitismo che era latente in Europa. Sono ricomparse in Francia le stelle di David sui muri delle case degli ebrei”.

“Siamo qui, e ringraziamo l’Ucei e la Comunità ebraica di Roma perché ribadiamo che ebrei e musulmani non hanno nulla da condividere con l’antisemitismo e il terrorismo, ma lottiamo insieme per non diventare oggetto di discriminazione e di violenza e per essere pienamente riconosciuti come cittadini e come autentici fratelli e sorelle tra i credenti nel Dio Unico di Abramo in Italia”. Così la Comunità religiosa islamica italiana (Coreis), con il messaggio riportato da Abdal Ghafur Masotti. Che evidenzia: “Chiediamo alle autorità locali e nazionali e ai rappresentanti dei media di coinvolgere i leader religiosi ebrei e musulmani e collaborare con loro per evitare che dilaghi la polarizzazione dell’odio, perché siamo certi che solo le parole di saggezza delle nostre guide religiose possano e debbano guidare le nostre azioni attraverso le tenebre e oltre il caos”.

Presenti all’appuntamento esponenti del mondo della politica. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, spiega: “Bisogna saper condannare il terrorismo in tutte le sue forme. Siamo al fianco di Israele perché Hamas ha voluto aprire un fronte terroristico che non aveva nessuna ragione d’essere, ha voluto sterminare delle persone in modo indiscriminato e oggi giustamente è diritto e dovere di Israele doversi difendere e nessuno lo può negare”. Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, osserva: “Esserci per contrastare ogni forma di antisemitismo. Ci preoccupa molto il rigurgito di antisemitismo a cui assistiamo non soltanto in Italia ma anche in Europa, se pensiamo ad alcune cose che sono successe in Francia e in Germania. Quindi, è importante essere qui contro ogni forma di odio e di discriminazione. Per questo ci siamo con una delegazione del Pd”. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, commenta: “È una serata importante perché questa città ha conosciuto gli orrori dell’antisemitismo, i crimini della Shoah. È una città dove è particolarmente importante non abbassare la guardia e contrastare ogni forma di antisemitismo, il terrorismo e tutti quelli che mettono in discussione l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele. È legittimo e anche doveroso chiedere che ci sia una grande attenzione ai civili e lavorare per una prospettiva di due popoli e due Stati che vivano in sicurezza. Non c’entra nulla questo, però, con l’avere una condanna ferma nei confronti di Hamas, dei suoi crimini, degli atti barbarici e dell’ideologia che professa che non chiede di avere due popoli e due Stati in pace ma nega lo stesso diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele. Su questo occorre che tutti siano uniti: ci possono essere legittime idee diverse, come ci sono anche dentro Israele. Ma questa diversità deve avere il confine invalicabile della condanna di ogni forma di antisemitismo e terrorismo, condanna senza se e senza ma di atti barbari e vigliacchi come quelli di Hamas. Su questi punti tutti devono essere uniti, e Roma e tutti i romani devono tenere alta la guardia”.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, da par sua sostiene: “Il nostro è un messaggio di solidarietà alle famiglie di tutti gli ostaggi. Un messaggio a difesa del diritto di essere ebreo in Europa e nel mondo senza essere perseguitato. L’antisemitismo è un seme maligno che ogni tanto tira fuori dei germogli che inquinano la vita civile. Credo che qui dobbiamo dare anche un messaggio forte contro il terrorismo – continua – che deve essere debellato, deve esserci un’azione di prevenzione, dei messaggi chiari. Hamas è responsabile di quello che sta accadendo, è responsabile anche della interruzione della tregua. Adesso bisogna lavorare per la pace e far capire bene che possono vivere in pace israeliani e palestinesi, senza terroristi e violenti, senza persone che attaccano la popolazione civile e li vanno a cercare casa per casa come ha fatto Hamas. Ora bisogna disinnescare una situazione negativa. Il cessate il fuoco – prosegue – servirebbe, se Hamas se ne andasse. È chiaro che bisogna fare in modo che alla popolazione civile servano delle interruzioni, serve che la popolazione vada in zone libere dal conflitto”.

“Il 17 dicembre saranno 50 anni dal sanguinoso attacco terroristico avvenuto a Fiumicino. C’è uno schema di buoni cattivi oppressi e oppressori. Si manifesta nelle piazze per condannare la violenza sulle donne, ma se sono ebree non vanno difese, anzi. Questo meccanismo di distorsione della realtà è parte di un meccanismo di tutto l’Occidente democratico”, rimarca il rabbino capo Riccardo Di Segni.

 

Aggiornato il 07 dicembre 2023 alle ore 09:30