A seguito della tumultuosa manifestazione organizzata da “Non una di meno” il 25 novembre a Roma, dove abbiamo raggiunto il paradosso di un femminismo che cerca di affermarsi anche a colpi di molotov, ho assistito in diretta ad un surreale confronto televisivo tra Francesco Specchia, giornalista di Libero, e la scrittrice Ginevra Bompiani, figlia del fondatore della storica casa editrice. Tutto questo è avvenuto martedì, nel corso di Tagadà, condotto su La7 da Tiziana Panella.
In particolare, in merito al vero e proprio assalto che alcune esponenti di Non una di meno hanno realizzato contro la sede di Pro Vita e Famiglia, la Bompiani ha minimizzato il fatto – considerato esecrabile dalla stessa Panella – definendolo ancor meno grave di “un piccolo atto vandalico”. Dopodiché la scrittrice ha sostanzialmente giustificato questa sorta di aggressione squadrista in salsa rosa, affermando che in alcune manifestanti “ci potesse essere un risentimento di alcune parti della manifestazione contro un movimento che si batte contro tutto quello per il quale si battono le donne”.
Inoltre, per rafforzare la sua tesi a dir poco ardita, la Bompiani ha sostenuto l’esistenza di presunti legami con Pro Vita e Famiglia con Forza Nuova, partito di estrema destra, come se questo, ammesso che abbia un qualche fondamento, potesse sminuire le citate violenze.
A questo punto Specchia è letteralmente sbottato, sostenendo che le violenze da ogni parte provenienti vanno condannate senza se e senza ma. D’altro canto, si spera che la signora Bompiani non sia a conoscenza della rivendicazione in stile Brigate rosse – i famosi compagni che sbagliano di alcuni decenni orsono – che le attiviste di Non una di meno hanno pubblicato sui propri canali social.
Questo il testo delle democraticissime esponenti che lottano contro la violenza di genere: “Abbiamo sanzionato la sede di ProVita & Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta. Sui nostri corpi scegliamo noi! In Italia l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato”.
Ovviamente a corollario di questa imbarazzante vicenda non poteva mancare l’assordante silenzio della sinistra, con in testa la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, la quale, unica leader di partito presente, si è rapidamente e prudentemente defilata da una manifestazione che, oltre al “piccolo atto vandalico a base di molotov”, ha riservato ampio spazio ai sostenitori della Palestina, con tanto di cori contro Israele.
Aggiornato il 29 novembre 2023 alle ore 12:15