Dall’Italia arrivano 23 milioni di euro a organizzazioni sospette tra il 2015 e il 2021. Soldi finiti alle ong palestinesi. Secondo Israele le organizzazioni non governative avrebbero connessioni con le organizzazioni terroristiche che operano sulla Striscia di Gaza. Secondo i dati di Ngo Monitor, la banca dati israeliana che mappa i finanziamenti, milioni di euro sono stati donati anche da Roma. Milioni di euro per progetti gestiti da associazioni palestinesi operanti tra Israele, Striscia di Gaza e Cisgiordania. Di questi, una parte sarebbero andati a ong finite da tempo nel libro nero dello Stato ebraico. Si ipotizzano legami con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, considerato da Stati Uniti, Ue, Canada, un’organizzazione terroristica. Per Tel Aviv le ong sarebbero un’espressione di Hamas. Appena tre anni fa il governo israeliano ha emesso una nuova black list nella quale figurano sei associazioni finanziate dalla Ue, chiedendo di interrompere i finanziamenti. Non tutti però hanno creduto alle accuse di Israele. Nel 2021 la Commissione Ue aveva congelato i trasferimenti, ma poi aveva fatto sapere di essere pronta a riattivarli. L’Olanda e la Svizzera hanno fermato le erogazioni. Non lo ha fatto il precedente governo italiano, per mano dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
A proposito della palestinese Uawc, l’Olanda ha stoppato i finanziamenti per l’evidenza di vicinanza a gruppi considerati terroristi. La stessa ong è stata coinvolta in alcuni progetti della Agenzia italiana per la cooperazione con finanziamenti a due associazioni che sostengono a loro volta Uawc. Il Giornale ha sentito Lorenzo Vidino, direttore del programma estremismo della George Washington University. A suo avviso, i moniti israeliani sono rimasti inascoltati per “motivazioni politiche, ma anche la difficoltà da un punto di vista giuridico di dimostrare un collegamento diretto che presuppone l’apertura di un procedimento per finanziamento al terrorismo la dinamica spesso è quella di un finanziamento indiretto o di rapporti tra un’organizzazione basata in Europa con Hamas e altre organizzazioni terroristiche. Poi i fondi magari vanno davvero a scuole e orfanotrofi, ma sono sotto il controllo di Hamas, sono il suo braccio sociale. Le ong sono state usate così anche da Al Qaeda”.
Due anni fa, la Camera dei deputati ospitava una video audizione di due delle organizzazioni incriminate, Al Haq – finanziata dall’Italia – e Addameer, nell’indignazione della comunità ebraica. Presiedeva la seduta della sottocommissione dei Diritti umani Laura Boldrini, che evidenziava l’assenza di prove a sostegno delle accuse di Israele, così come aveva fatto anche l’Onu. Uno degli auditi, Shawan Jabarin, direttore di Al Haq, rilanciava le accuse contro Tel Aviv. “Israele non è uno stato democratico, per noi non è solo una potenza occupante è un sistema di apartheid coloniale”. Secondo Ngo Monitor negli anni l’Italia, tramite un’altra ong, ha sostenuto indirettamente anche progetti del Centro di sviluppo di Ma’an. Un dipendente, Ahmad Abdallah Aladini, sarebbe stato membro del Fronte popolare. Prima di rimanere ucciso nel 2018, sulla sua pagina Facebook, postava propaganda, e inneggiava ai martiri di Hamas.
Aggiornato il 11 ottobre 2023 alle ore 17:40