Viva Kalergi

Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972) nacque a Tokyo il 16 novembre del 1894. Fu figlio di un diplomatico dell’Impero austro-ungarico, di stanza presso l’Impero Nipponico con incarichi speciali. Era un discendente dell’antico casato brabantino dell’alta feudalità europea dei Coudenhove – nobilitati per la loro partecipazione alla crociata del 1099 – intrecciato con la stirpe nobiliare cretese dei Kallergis, imparentata coi Vendramin di Venezia. Sua madre era una giapponese, nobile discendente di un antico casato di samurai. L’infanzia la passò nel castello di famiglia in Boemia. Lì venne istruito da vari insegnanti privati. Continuò gli studi all’Università di Vienna, dove si laureò. In questo periodo, allacciò relazioni a livello internazionale.

Nel 1921 venne iniziato alla massoneria, nella quale rimase attivo fino al trapasso. La sua prima opera, Paneuropa, venne pubblicata nel 1922. L’anno seguente, nel 1924, uscì Praktischer Idealismus, (Idealismo pratico). Fondò, a soli 28 anni, l’Unione paneuropea, un movimento che si prefiggeva di istituire un’Europa unita sotto l’illuminata guida di un’aristocrazia culturale. Secondo quanto anticipato nel volume del 1922, l’Unione paneuropea avrebbe dovuto avere due aspetti: un’integrazione economica con istituzioni di tipo federale e una cooperazione politica come confederazione di Stati. Riuscì a coinvolgere nel progetto il ministro degli Esteri francese, Aristide Briand e quello tedesco, Gustav Stresemann, i quali presentarono un loro piano alla Società delle Nazioni, nel 1930.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Società delle Nazioni andò a gambe all’aria e con essa il progetto. D’altra parte, tutto era stato paventato dal nostro: per scongiurarla, aveva cominciato tutta la sua opera. Riparò prima in Svizzera e poi in Nordamerica, per poi riprendere a perseguire il disegno paneuropeo nel Secondo dopoguerra.

Dapprima, dopo il Consiglio d’Europa, l’integrazione supernazionale comunitaria si è sviluppata secondo un disegno più “federalista”, a seguito del fallimento della Comunità di difesa. Se con Gaetano Martino l’integrazione economica generale ha seguito quella via, la necessaria cooperazione politica conseguitale con il Consiglio europeo ha sovrapposto a essa un assetto confederale. L’Unione europea si manifesta, in questo, come una attuazione quasi puntuale della Paneuropa di Richard di Coudenhove-Kalergi. Forse, non è sufficiente come stadio finale, ma tanto è.

E vediamo l’Idealismo pratico. L’uomo europeo, il bianco dell’emisfero settentrionale del Pianeta, ha sempre avuto a che fare con due nemici: la fame e il freddo. Per combatterli, è schiavo del lavoro. Per combattere la fame ha ucciso gli animali con la caccia. Quando lo sviluppo agrario ha reso più utile conquistare le terre invece che uccidere gli animali, ha ammazzato altri esseri umani con la guerra. Si sono generate le situazioni di dominio dei capi, con masse espropriate di ogni libertà e del tempo libero: nell’antichità con la schiavitù, nel Medioevo feudale con la servitù della gleba, nel capitalismo con il proletariato.  Il socialismo – alla fine – sposta solo i dominatori, i quali divengono i dirigenti bolscevichi. Il progresso tecnico, però, fa intravvedere una liberazione: dal dominio dell’uomo sull’uomo a quello dell’essere umano sulle forze della natura, che “faticano” per lui, siano esse il vapore, l’elettricità o altro. C’è un riferimento all’ambiente di campagna, più socialmente statico in passato, e a quello urbano, dinamico e tendenzialmente cosmopolita.

Adesso i complottisti scemi vedono in questo un accenno alla sostituzione etnica, ma basta leggere l’Idealismo pratico per constatare come possa essere talora schematico e forse astratto, ma senza nulla di ciò. Anzi lo scritto, il quale è degli anni Venti del ventesimo secolo, descrive un’Europa sovrappopolata, e “giustifica”, con la mentalità dell’epoca, il colonialismo quando occupa terre scarsamente popolate per farvi migrare europei in sovrannumero.

Quindi, l’esatto opposto della sostituzione etnica dell’inventato, non si capisce come, “piano Kalergi” di certi complottisti. Giorgia Meloni, la quale pare ami leggere e documentarsi, sfogli le due opere principali del conte Richard di Coudenhove-Kalergi, oggi edite da Il Cerchio di Rimini e, quindi, facilmente reperibili. Ci troverà solo idee in armonia con la sua visione dell’Europa. Obblighi i suoi ministri a lavorare sul programma da lei disegnato per il secondo anno di Governo, anziché parlare a vanvera.

Aggiornato il 29 settembre 2023 alle ore 10:50