Migranti, città in emergenza e una situazione “complicata”

Per Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, parlando a margine di un incontro a Trieste degli arrivi di migranti irregolari nel territorio, “gli hotspot sono una toppa, non una soluzione. Però preferisco un hotspot, che almeno allontani le persone dal territorio, rispetto all’accoglienza diffusa”. Ma, allo stesso tempo, “la soluzione non può stare all’interno di una redistribuzione di chi entra illegalmente e non può essere nemmeno sobbarcata semplicemente dall’Italia: l’Europa deve muoversi per fermare gli ingressi irregolari. Anche la politica di redistribuzione all’interno dell’Ue penso sia una toppa a un buco”. Secondo il vicepremier, Antonio Tajani, “c’è un peggioramento nella situazione internazionale che spinge le persone ad andare via dall’Africa e di trovare posto in Europa attraverso la rotta balcanica e mediterranea. Stiamo intervenendo – racconta a Rainews 24 – per mettere la situazione sotto controllo ma serve un’azione Ue come ha chiesto da Mattarella, c’è una situazione oggettivamente complicata: guardiamo ciò che succede in Tunisia, dove fermano migliaia di persone ma ne arrivano sempre di più. Serve una strategia europea in tutto il Continente africano, il rischio è che ci siano sempre più migranti da sud verso il nord del mondo”.

Il tema resta caldo. Inevitabilmente. Lo stesso ministro del Made In Italy, Adolfo Urso, parla di una situazione “insostenibile” in quel di Lampedusa, nel cui hotspot – al momento – si trovano 3.593 i migranti, fra cui 193 minori non accompagnati. Mentre nelle scorse ore vengono registrati 7 sbarchi: un totale di 325 persone. Mentre ne sono trasferite, con traghetti e voli militari, 947. La prefettura di Agrigento è al lavoro per pianificare i trasferimenti che dovranno essere effettuati a stretto giro. Invece, sono 818 i migranti presenti nell’area sbarchi e pre-identificazioni di Porto Empedocle (Agrigento). Delle 109 persone ospitate ieri mattina, dopo i trasferimenti disposti dalla prefettura a seguito dei foto-segnalamenti della polizia, ne rimangono 11. A loro si aggiungono i 568 arrivati in serata, da Lampedusa, con il traghetto Galaxy e i 239 giunti all’alba con la motonave Cossyra. Molti di loro dovranno essere pre-identificati e fotosegnalati. L’ufficio territoriale del Governo si sta muovendo per individuare gli autobus che dovranno spostare, nella Penisola, tutti i presenti.

“Siamo consapevoli e lo eravamo sin dall’inizio che gestire l’hotspot di Lampedusa fosse una sfida complessa. La Croce Rossa Italiana è stata e continua ad essere un avamposto di umanità in un fenomeno, quello migratorio, che spesso rischia di dare numeri al posto di volti umani a chi approda disperatamente alle porte dell’Europa”. Così Rosario Valastro, presidente della Cri, sui social. E rimarca: “Noi non cederemo mai di fronte alle emergenze ma c’è da dire con forza una cosa: ogni operazione umanitaria ha bisogno di una macchina che funzioni perché fa parte di un ingranaggio complesso di cui sono parte essenziale la sicurezza, l’integrazione, la gestione dei flussi, la lotta ai trafficanti di esseri umani, le politiche tra gli Stati e la cooperazione internazionale. Nessuno ha soluzioni miracolose, ma è compito e dovere di tutti fare in modo che le forze in campo siano messe nella condizione di gestire non solo l’hotspot di Lampedusa ma l’intero processo di accoglienza. In questo senso, forti della nostra esperienza sul campo siamo anche in queste ore di criticità e sovraffollamento a Lampedusa, operativi come sempre. Lo siamo sui territori e nei punti di approdo. Ma l’umanitarismo significa non solo dare da mangiare e da dormire. Significa rispettare la dignità umana che è l’anticamera di ogni politica non solo di accoglienza ma di sicurezza, per chi ne è beneficiario e per le comunità locali. Investire in umanità è la strada che porta non solo il volontariato ma tutti a un diverso modo di fare accoglienza e politiche legate alle migrazioni”.

“Mi auguro – termina – che non solo l’Italia, già così messa alla prova, ma la Comunità europea e internazionale tutta sappia rispondere con efficacia e sappia non cedere al caos”.

Gli appelli dei primi cittadini, allo stesso tempo, non mancano. Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste in quota Forza Italia, durante un colloquio con il Corriere della Sera rileva di non aver mai visto “un’invasione di migranti come questa” in città. Aggiungendo: “Se è così, se si permette tutto questo, la spiegazione è politica: vogliono colpire Giorgia Meloni”. Perché “la premier sta facendo bene, è in gamba, l’Esecutivo anche, ed ecco che con i migranti si trova il modo per metterli in difficoltà”. Lo stesso Dipiazza, peraltro, annuncia a margine di un evento: “Ieri sera alle 23 il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, mi ha chiamato e mi ha detto che verranno portati via 200 migranti (su 500)” da Trieste. “Un bel risultato. Sicuramente avranno il problema di Lampedusa con 4mila persone, ma neanche Trieste non puoi abbandonarla così”.

Pure il sindaco dem del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo, ammette a Rai-Radio 1: “È inutile negarlo, la situazione è molto complicata sicuramente anche qui. Torino sta dando una mano a questo tipo di politica, ma è chiaro che nel lungo periodo non è sostenibile. È un tema su cui occorre aprire un confronto diretto con il Governo anche perché con i prefetti, che fanno un grandissimo lavoro, il rapporto è di collaborazione, ma nel tempo non può durare. Bisogna immaginare percorsi diversi. Mentre una città come Torino in qualche modo riesce a gestire numeri importanti, un Comune più piccolo fatica anche a gestire pochi immigrati. Siamo piuttosto preoccupati. Stiamo affrontando la situazione emergenziale al meglio, con l’aiuto di tante organizzazioni, ma questo è un tema politico che il Paese deve affrontare in maniera strutturale”.

Gianluca Coata, sindaco di Fratta Todina, piccolo centro della provincia di Perugia, puntualizza: “Abbiamo un totale di 120 immigrati, di cui 50 arrivati a Fratta Todina da gennaio e 35 solo negli ultimi due mesi. Fratta Todina – dice il sindaco in una nota diffusa dall’ufficio stampa della Provincia – è uno dei pochi piccoli Comuni che da sempre, ma soprattutto negli ultimi tempi, sta fronteggiando l’emergenza immigrazione e se perdurerà questo enorme afflusso costante di migranti, si rischia il collasso. Insieme ad altri pochissimi Comuni sta supportando, su indicazioni della prefettura, l’emergenza con un numero elevato di accoglienze rispetto ai residenti della popolazione comunale (circa 1.800 persone), tramite il centro accoglienza straordinaria. Ormai siamo a una situazione emergenziale senza precedenti, davvero critica, e per questo serve un’azione sinergica con tutti i Comuni dell’Umbria… Fratta Todina non può essere l’hub dell’intera area: anche i Comuni limitrofi devono fare la loro parte perché ad oggi in nessuno di questi territori è presente un Cas per l’accoglienza”.

Infine il ministro Piantedosi, in un’intervista a Libero, commenta che nel decreto sicurezza che sarà varato a breve “proporremo misure per facilitare il rimpatrio dei migranti irregolari che si sono distinti per condotte violente o pericolose e continueremo nell’azione intrapresa per realizzare altri Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, e per ripristinare la piena funzionalità di quelli attuali… Parallelamente, sempre per agevolare i rimpatri, abbiamo iniziato a realizzare le strutture per l’identificazione degli sbarcati, necessarie per attivare le nuove procedure accelerate previste dal decreto legge approvato a Cutro: la prima, a Pozzallo, sarà operativa dal primo settembre”.

Per quanto concerne i Cpr, “ho dato mandato ai prefetti di individuare al più presto almeno una struttura per Regione. I Cpr sono importanti e anche l’Europa ci chiede di realizzarne. È singolare che da più parti si chieda di incrementare le espulsioni di coloro che sono irregolari e delinquono e poi, però, si faccia resistenza ad ospitare sui propri territori tali strutture”.

Poi un passaggio sulle Ong: “Il soccorso in mare rimane in capo allo Stato e il fatto che in alcune circostanze la Guardia costiera chieda supporto alle Ong è la dimostrazione che nessuno ha atteggiamenti pregiudiziali nei loro confronti. I numeri poi confermano come questo non abbia significato in alcun modo assegnare agli assetti privati un ruolo di supplenza: su 76.683 persone recuperate in mare, solo 4.769 sono state imbarcate dalle Ong”.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 15:26