“Io non credo che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avrebbe mai autorizzato la presentazione di un disegno di legge alle Camere che fosse incostituzionale. La riforma dell’autonomia non è incostituzionale, è presente nella Carta”.
È di questo avviso il ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli. Intervenuto al Consiglio regionale della Lombardia, ammette: “Quelli che criticano la riforma dimostrano di non aver letto né la Carta né la nostra proposta. L’autonomia differenziata è prevista dalla nostra Carta costituzionale”.
Inoltre, evidenzia: “Credo che per la prima volta si possa consentire anche il Sud di andare a una velocità diversa rispetto a quella avuta fin qua. Ricordo – insiste – che l’80 per cento dei fondi nazionali sono stati assegnati al Sud e il 20 per cento al centro Nord, di quelli europei il 70 per cento al Centro-Sud e il 30 per cento al Centro Nord, a cui si aggiungono – va avanti – 4,6 miliardi stanziati nel 2021 per interventi infrastrutturali, che non sono mai stati utilizzati, perché le Regioni non hanno mai trovato l’accordo su come ripartirseli”.
Tenendo conto che “lo stanziamento del settennato 2021-2027 è rappresentato da altri 140 miliardi, arriviamo a 223 miliardi più i fondi del Pnrr – puntualizza – ho visto il Pil del Mezzogiorno: negli anni Cinquanta era di oltre il 52 per cento, negli anni Sessanta siamo saliti sopra il 60 per cento e poi tornati immediatamente dopo al 56,2 per cento, ritornando in 25 anni ai livelli iniziali”. Pertanto, “qualunque tipo di intervento non può che migliorare la realtà del Mezzogiorno – rimarca – è evidente che più cresce il Sud e tanto meno ci sarà bisogno di perequazione”. E “ci sarà più qualità di vita per tutti”.
Calderoli, sempre sull’autonomia, ammette di essere dispiaciuto nel “vedere che coloro che avevano promosso la legge e il referendum, oggi sono i maggiori avversari della legge stessa. Tutti possono cambiare idea ma io non la cambio. Ma non posso dimenticare le iniziative prese – ricorda – l’ex premier Gentiloni firmò cinque materie con Zaia del Veneto, Maroni per la Lombardia e Bonaccini per l’Emilia-Romagna. Le prime due materie citate erano istruzione e sanità, quelle che vengono maggiormente contestate”.
Nel 2019, va avanti, “il Governo Conte accolse la richiesta di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia per un’estensione da cinque materie in su. Oggi si oppongono completamente, ma nel contratto di Governo Lega-Cinque Stelle era prevista l’attuazione dell’autonomia differenziata a partire da una rapida approvazione delle intese già sottoscritte”.
Così, a fronte “di una mancata iniziativa del passato”, l’iniziativa “l’ho presa io – confessa – perché undici Regioni hanno richiesto ulteriori forme e condizioni di autonomia. Quelle undici Regioni corrispondo al 74 per cento della popolazione. Oltre ai due referendum del 2017, dove in Veneto il 98 per cento si è espresso in maniera favorevole e in Lombardia il 96 per cento: uno non può girarsi dall’altra parte a fronte di queste richieste”.
“Per il 2024 si inizierà con i primi negoziati e le prime intese” con le singole Regioni: lo spiega il ministro Roberto Calderoli. Che continua: “Le tempistiche le decide il Parlamento, non dipendono da me. Siamo in attesa del parere della commissione Bilancio sugli emendamenti, prima di allora non si può iniziare a votare”. Ciononostante, “dipenderà anche dall’atteggiamento delle forze di opposizione in Parlamento”.
Sempre Calderoli: “Noi stiamo conducendo una discussione con Fratelli d’Italia. Stiamo condividendo gli emendamenti di maggioranza, che sono a firma dei capigruppo di tutte e quattro le forze che sostengono il Governo. Su alcuni stiamo discutendo per trovare la soluzione migliore, ma c’è un’assoluta convergenza. La legge è molto complessa ed è assolutamente migliorabile, per me è radicalmente migliorabile e mi aspetto che da chiunque arrivino delle proposte migliorative, nel senso di farla funzionare meglio”.
Aggiornato il 21 luglio 2023 alle ore 16:35