La riforma Nordio sulla giustizia: dall’abuso di ufficio alle intercettazioni

Il pacchetto di riforme “Giustizia” che il ministro Carlo Nordio ha promesso di portare a compimento entro la legislatura sembra essere a buon punto. Lo stesso Guardasigilli durante il Festival della Geopolitca europea, svoltosi a Mestre dal 11 al 13 maggio, ha annunciato l’impegno di concludere entro la fine del mese “un pacchetto di riforme importanti, molto incisive sia sul piano sostanziale e procedurale, in senso garantista”, nonché l’intento di “velocizzare e semplificare le procedure che sono un fattore di rallentamento”.

Tra le materie di intervento in ambito penale abbiamo: l’abuso d’ufficio, le misure cautelari, il traffico d’influenze illecite, l’avviso di garanzia e le intercettazioni.

Sull’abuso di ufficio il ministro ancora una volta rappresenta la volontà di cancellare tout court tale figura di reato, facendo leva sui dati presenti nella relazione predisposta da Giusi Bartolozzi, vicecapo di gabinetto del Guardasigilli. In particolare, la relazione portata all’attenzione del presidente della commissione Giustizia della Camera mostra come il 96 per cento dei procedimenti per il reato di abuso d’ufficio finisca con l’archiviazione degli indagati o con l’assoluzione degli stessi, quando si ha un rinvio a giudizio. Ma la maggioranza sul punto non sembra essere d’accordo. Per questa ragione è ragionevole presumere che si assista ad un depotenziamento della gravità della fattispecie criminosa, piuttosto che ad una sua totale cancellazione.

Rispetto al reato di traffico d’influenze illecite, la necessità è quella di definirne con chiarezza i contorni di applicazione ed evitare il rischio di interpretazione troppo estese.

Più complesso appare, invece, l’intervento di riforma sulla disciplina delle misure cautelari. Il potere di disporre l’arresto vuole, infatti, essere trasferito dal singolo magistrato ad un collegio di tre giudici – di fatto all’attuale Tribunale del riesame – con possibilità per l’arrestato di rivolgersi alla Corte d’appello contro l’arresto disposto. Una complessità che porta con sé il rischio di un allungamento dei tempi di giustizia e importanti problemi rispetto all’attuale sistema in cui la magistratura si sviluppa.

Basta pensare agli effetti che una tale previsione potrebbe causare nei distretti giudiziari più piccoli e nelle Corti di appello anche in termini di incompatibilità, non potendo il magistrato (che si è pronunciato sull’ arresto) giudicare il caso per i gradi successivi.

Se poi le modifiche proposte sull’avviso di garanzia sono volte ad una maggiore descrizione del fatto contestato, così da assumere i contorni di un’anticipazione del capo d’imputazione, per le intercettazioni si vuole favorire il loro utilizzo nelle indagini.

Le questioni aperte restano, dunque, molte. Non resta che attendere la presentazione dei testi di riforma al Consiglio dei ministri e conoscere gli esiti del dibattito che seguirà, non dimenticando le riserve provenienti da parte delle toghe che attendono i suddetti testi per un compiuto commento.

Aggiornato il 17 maggio 2023 alle ore 09:32