Calderone: “Salario minimo? Meglio stimolare la contrattazione”

Marina Elvira Calderone riafferma la sua contrarietà al salario minimo. In un’intervista a Rtl 102.5, la ministra del Lavoro ribadisce: “Non ho detto che sono favorevole al salario minimo per legge. Credo che invece sia importante guardare alla direttiva europea sul salario minimo per quello che dice: cioè che laddove c’è un sistema contrattazione collettiva forte e importante come quello che abbiamo in Italia, a questo contesto va assegnata la responsabilità di individuare le soglie minime per i singoli contratti”. Per Calderone, è “importante stimolare la contrattazione più che imporre per legge un limite su un importo che poi potrebbe non essere adeguato. Credo sia importante dare un segnale di rivitalizzazione della contrattazione collettiva”.

In questo momento “abbiamo un forte mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Abbiamo una difficoltà di reperimento delle figure professionali che è pari al 46 per cento, che se lo guardiamo in termini di costi, di mancata attivazione, nel 2022 ci ha portato ad un costo indiretto calcolato di oltre 37 miliardi di euro: il fatto di non avere le persone al lavoro ci porta ad avere un contraccolpo in termini negativi e di aggravi di costi e di mancate potenzialità”. Secondo Calderone, “abbiamo bisogno di lavorare tutti per rendere più dinamico il mondo del lavoro, perché in questo momento i posti di lavoro ci sono, abbiamo anche i lavoratori, però dobbiamo far incontrare le imprese con i lavoratori”.

La ministra crede che “il Decreto Lavoro non possa essere letto come un intervento che crea un rischio precarietà. Non ci sono interventi che accentuano la precarietà. Credo che invece debba essere letto solo ed esclusivamente come un’operazione di razionalizzazione di quelle che erano le causali contenute nel Decreto Dignità”. La ministra ravvisa “una forte responsabilizzazioni delle parti sociali che dovranno individuare, se già non l’hanno fatto, quelle che sono le causali che portano alla proroga di un contratto dopo 12 mesi. Va anche sottolineato che è una condizione che interessa solo il 2,5 per cento dei contratti, perché la maggior parte contratti a termine dura meno 12 mesi”.

Aggiornato il 10 maggio 2023 alle ore 16:20