Riflessioni dopo lo scivolone sul Def

Dopo aver discettato di storia e di fascismo a ridosso del 25 aprile, l’altro non-tema caldo in questi giorni è lo scivolone preso dalla maggioranza sul voto in aula relativo al Def.

Volendo brutalizzare la riflessione, l’inciampo può essere dovuto a due cause: disattenzione (se volete imperizia) oppure giochi di forza interni alla maggioranza.

Premettiamo che, a nostro modestissimo avviso, se la maggioranza di governo fosse andata sotto perché non è in grado di mobilitare un numero di parlamentari necessari a mettere in sicurezza un passaggio importante come il Documento di economia e finanza, la cosa sarebbe veramente grave. Non è infatti accettabile fare il pieno di voti alle elezioni proponendosi come “la cosa nuova” rispetto alla politica politicante e poi fare cialtronate simili a quelle che fecero Fernando Rossi e Franco Turigliatto quando furono determinanti nella caduta del Governo Prodi II.

Chi invece ipotizza che lo slittamento sia dovuto a dinamiche di potere interne alla maggioranza, scopre l’acqua calda: questa è la prima maggioranza politica di coalizione che vince le elezioni da moltissimi anni ed è fisiologico che fibrilli in ossequio a concetti come visibilità, consenso, distinguibilità a ridosso delle elezioni (le Europee sono relativamente vicine).

È insito nel concetto di coalizione politica quell’istinto a competere perché prevalga una certa anima della maggioranza piuttosto che un’altra. Parimenti, tendiamo ad escludere che si tratti di uno scivolone dovuto ad eccessivo “agonismo” propendendo piuttosto per un più probabile e grave peccato di superficialità.

Capiamo anche quanto sia normale che l’opposizione inzuppi il biscotto in questa vicenda paventando chissà quale fosco scenario di implosione imminente della coalizione di Governo.

È il gioco delle parti: da una parte si minimizza e dall’altra si amplifica. Ma il punto è un altro: questo Def ha ricevuto il plauso di Mario Monti, uomo che difficilmente parla in prima persona essendo un portavoce “semi ufficiale” dei poteri forti, della tecnocrazia europea e dell’alta finanza. Siamo sicuri che un Def che piace a Monti possa essere in linea con le promesse elettorali di una destra che ha vinto le elezioni dichiarandosi discontinua rispetto alla linea di cui il sopraccitato Senatore a vita è fedele portavoce? Il nodo politico ci pare sia questo. Il resto è avanspettacolo.

Aggiornato il 29 aprile 2023 alle ore 11:15